Cronaca

Sparò ai ladri, farà 17 anni di carcere. È giusta la condanna al gioielliere?

Mario Roggero colpì e uccise due rapinatori a Grinzane Cavour, ferendo un terzo bandito. Oggi la condanna: fu omicidio volontario

gioielliere Mario Roggero

Il gioielliere Mario Roggero è stato condannato a 17 anni di prigione per l’omicidio volontario di due rapinatori, Giuseppe Mazzarino e Andrea Spinelli, che avevano tentato di saccheggiare la sua gioielleria a Grinzane Cavour il 28 aprile 2021. La pena, decisa dal tribunale di Asti, supera anche la richiesta iniziale del pm Davide Greco, che aveva proposto 14 anni di carcere per Roggero.

La sentenza contro Roggero

In seguito alla sentenza, il gioielliere ha espresso tutta la sua frustrazione: “È una follia, viva la delinquenza, viva la criminalità. Bel segnale per l’Italia”, ha detto. Questa condanna ha anche suscitato il sostegno di Matteo Salvini, che ha dichiarato: “Piena solidarietà a un uomo di 68 anni che, dopo una vita di impegno e di sacrifici, ha difeso la propria vita e il proprio lavoro. A meritare il carcere dovrebbero essere altri, veri delinquenti, non persone come Mario”.

Roggero, difeso dagli avvocati Dario Bolognesi e Nicola Fava, aveva sempre rigettato le accuse, sostenendo di aver agito in legittima difesa e chiedendo l’assoluzione. Tuttavia, i giudici della Corte di Assise di Asti non la pensano allo stesso modo: analizzate le immagini delle telecamere di sicurezza, che mostrano il gioielliere inseguire i rapinatori in strada e sparare loro addosso, hanno emesso la sentenza di condanna.

Non solo. Le famiglie delle vittime hanno anche ricevuto una provvisionale di 460 mila euro. “La sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Asti afferma un principio fondamentale che guida ogni società democratica – la vita di ciascun individuo è un bene primario protetto dalla legge senza fare distinzioni”, ha commentato l’avvocato Careglio che difende le famiglie delle vittime. A chi gli chiede se è tutt’ora convinto di aver agito per legittima difesa, invece Roggero risponde di sì: “E porca miseria”. Le uniche attenuanti riconosciute al gioielliere sono quelle di aver agito dopo provocazione.

Come si svolsero i fatti

Ma torniamo a quel 28 aprile del 2021. Nelle immagini di videosorveglianza si vedono i tre rapinatori entrare nella gioielleria, puntare una pistola (che poi si scoprirà essere falsa) contro le commesse (la moglie e la figlia del proprietario), legare le mani dietro la schiena ad una di loro con le fascette e infine fuggire. La telecamera puntata fuori dal negozio mostra le fasi successive: il gioielliere esce, rincorre i banditi ed esplode contro di loro alcuni colpi di pistola. Fatali. Secondo i giudici, Roggero non agì per legittima difesa per per offendere. Da qui la sentenza di omicidio volontario. Infine, la beffa finale: tra le contestazioni anche il porto abusivo di arma: il revolver, infatti, non poteva essere portato fuori dal negozio.

Giusto o sbagliato? La nuova legge sulla legittima difesa allarga le maglie della reazione ammessa in caso di furto o aggressione, ma prevede sempre che vi sia una proporzionalità tra difesa e offesa. Si può reagire per proteggere la propria incolumità, quella dei cari, per respingere un’intrusione armata. Il problema, per Roggero, è che la sparatoria è avvenuta in un secondo momento, all’esterno del negozio. Va tuttavia ricordato che il gioielliere aveva già subito una rapina nel 2015 quando venne brutalmente picchiato fino a spaccargli il setto nasale. Gli ruppero anche due costole, rubandogli 200mila euro. Inoltre questa volta i banditi erano armati: certo, la pistola era finta, ma “non c’era il cartellino con scritto sopra ‘giocattolo’, era una Glock che hanno esaminato con attenzione, poteva essere vera”. Senza dimenticare lo stato di agitazione che può provocare una rapina armata: Roggero ha inutilmente fatto presente al giudice che era spaventato per la moglie: “Non sapevo dov’era mia moglie, non c’era. Io non l’avevo vista”.

Poco dopo i fatti, Roggero commentò: “Mi spiace molto per quello che è successo, perché non avrei mai immaginato dopo 45 anni di lavoro di trovarmi in questa situazione. Mi sono ritrovato in una condizione estrema e posso solo dire che sono situazioni che non dovrebbero succedere. Ho fiducia nella magistratura”. È andata diversamente. Oggi è “sconcertato, deluso”. Di più: si sente “totalmente indifeso, lo Stato non fa nulla per difendere un normale cittadino dopo cinquant’anni che lavora e paga le tasse. Anzi, ci sono delle correnti della magistratura che fanno paura”. Non è pentito. “Non c’era alternativa, dopo che avevano picchiato mia moglie. Che poi non vedevo più, tutto documentato fotogramma per fotogramma”. E ancora: “Come è andata è andata, cosa è successo è successo. Non si può poi recriminare, in quei momenti lì, quando c’è una rissa, non si può…ognuno ha un destino: quelli avevano quello là, io avrò il mio e vedrò”.

Franco Lodige, 4 dicembre 2023