Sciopero generale, la menzogna della sinistra “responsabile”

Con lo sciopero proclamato da Cgil e Cisl, cade l’ultima foglia di fico…

9.6k 12
generica_porro_1200_5

In sé è un segno di debolezza e non di forza del sindacato lo sciopero generale indetto da Cgil e Cisl per il 16 dicembre. Ma per la sinistra è anche un clamoroso autogol perché rompe, con la semplice gratuità dell’atto, una narrazione che si cercava di avvalorare e che faceva di quella parte politica e del suo coté sindacale la parte responsabile, “draghiana”, tutta tesa all’interesse generale, del Paese. Un presunto capitale reputazionale che ovviamente si intendeva giocare contro la destra e le “intemperanze” salviniane, contro ogni “populismo”,  in previsione soprattutto dei prossimi appuntamenti elettorali (diretti, come le politiche, o indiretti, come l’elezione del nuovo capo dello Stato).

Addio unità sindacale

Sembra che Enrico Letta, rimasto spiazzato, abbia iniziato una trattativa con i due reprobi per farli rientrare dalla loro decisione. La quale non solo è arrivata inaspettata, ma senza un apparente motivo: il lungo elenco di quelli elencati suona per lo più capzioso, generico, o comunque relativo a materie ove le parti sociali e politiche hanno ancora margini ampi di confronto. Perché allora? A chi giova? Perché non si è neppure considerato che, senza la partecipazione della Cisl, si andava a rompere quell’unità sindacale che sempre a sinistra era stato finora un dogma incontrovertibile? 

Uno sciopero generale alle intenzioni

Di solito gli scioperi generali sono stati indetti quando un negoziato è fallito, oppure sul punto in cui lo si stava chiudendo per portare in casa un risultato maggiore. Qui invece si dice che si intende richiamare il governo ad un confronto che non si vede e che sarebbe perciò tutto ancora da iniziare. Uno sciopero generale quindi non di merito, ma alle intenzioni: sostanzialmente contro il “metodo Draghi” e quindi anche contro il presidente del Consiglio. Sembra passato un secolo da quando, poco più di un mese fa, il premier andò a far visita a Landini portandogli solidarietà per l’invasione della sede del suo sindacato ad opera di quattro scalmanati sedicenti neofascisti non opportunamente controllati e fermati dalle forze dell’ordine!

È uno sciopero generale perciò nostalgico, che guarda all’indietro, a quando si parlava di concertazione ma in sostanza si voleva far passare l’idea che nulla si potesse fare in Italia senza il beneplacet del sindacato. Ed è uno sciopero che vuole segnalare un’esistenza anche se si sa di essere ormai quasi morti, di essere diventati un sindacato di pensionati o di pochi privilegiati, in forte crisi di rappresentanza e per di più senza  uno straccio di progetto per il futuro. E per far ciò non si esita non solo a rompere il fronte con la Cisl, ma anche a immettere un forte elemento conflittuale in un periodo in cui a tutti viene chiesta coesione sociale per affrontare crisi sanitarie ed economiche di ampia portata.

Una mossa “populistica” che più populistica non si poteva immaginare, anche nella tempistica, e che non esiterà a creare in Piazza del popolo, ove è previsto il comizio finale della manifestazione centrale, quegli “assembramenti” che a sinistra vengono imputati solo ai no vax e alle forze di destra “irresponsabili”. Non si può dire che il lupo perda il pelo ma non il vizio: il vizio di ieri aveva infatti almeno la virtù, che oggi non ha più, di rappresentare interessi forti e concreti e di voler emancipare ampi strati sociali. I deboli oggi sono isolati, non rappresentati, mille miglia lontani dai sindacati confederali e dalle stanche ritualità otto-novecentesche.

Corrado Ocone, 9 dicembre 2021

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version