Cronaca

Siamo alla follia: scatta l’indagine sui poliziotti e le manganellate

Dopo gli scontri di Pisa, la procura affida ai carabinieri il fascicolo su una quindicina di agenti schierati a difesa dell’ordine pubblico

Scontri Polizia Palestina

E ti pareva. Dalle polemiche politiche eccoci subito all’indagine della procura. Un’intera squadra del Reparto Mobile di Pisa potrebbe presto finire sotto indagine per quanto accaduto tre giorni fa nella città della torre pendente, dove alcuni studenti – radunatisi in un corteo non autorizzato e dal percorso non concordato – hanno ricevuto colpi di sfollagente durante una carica di alleggerimento vicino a Piazza dei Cavalieri, manganellate che hanno indignato la sinistra, convinto Mattarella vergare una nota contro la polizia e costretto Piantedosi a cospargersi in parte il capo di cenere.

La Procura ha incaricato i carabinieri di ricostruire i fatti. La Questura ha fornito ai colleghi in divisa il nome degli agenti che chiudevano quel budello di strada teatro degli scontri e anche l’identificativo del dirigente responsabile delle due squadre impegnate sul posto. Nel fascicolo, che al momento non ha né ipotesi di reato né indagati, verranno allegati anche i numerosi video pubblicati su tutti i social e quelli realizzati dalla scientifica della polizia che, ad ogni corteo, riprende da dietro le spalle degli agenti tutto quello che accade. I magistrati potranno così ascoltare anche la raffica di insulti che i “bravi ragazzi” studenti delle superiori e dell’Università hanno vomitato sui poliziotti, condizione che solo in Italia viene considerata una prassi normale e da non biasimare. Tanto che neppure Mattarella, nella sua nota, ha osato ricordare agli alunni che pure il mancato rispetto delle forze dell’ordine “esprime un fallimento”.

La procura ora dovrà capire se l’uso della forza da parte degli agenti in tenuta antisommossa sia stata sproporzionata e soprattutto se configura un qualche reato. Chi ha fatto partire la carica? I poliziotti hanno sferrato troppi colpi?

Riassumiamo: sei un poliziotto che tira a campare con 1400 euro al mese, vieni chiamato per gestire l’ordine pubblico a Pisa, giornata tranquilla, ma gli studenti si radunano senza comunicare nulla alla questura (non si può fare) e trasformano un sit-in statico in un corteo, senza spiegare alle autorità dove intendono andare. Tu, agente, vieni posizionato in una via stretta a presidiare una piazza. Quando i ragazzi si avvicinano – ripetiamo: di un corteo non autorizzato né concordato – la cosa migliore sarebbe che, visto lo sbarramento, giusto o sbagliato che fosse impedire il passaggio, facessero dietrofront e rispettassero il blocco delle divise. Invece no: si avvicinano al cordone di polizia, inveiscono, pretendono di passare, ti schiacciano verso la camionetta e non sai se, come spesso accade, sono armati di bombe carta, petardi, fumogeni o bastoni. Come logico, dunque, reagisci con una breve carica di alleggerimento. Risultato: ti ritrovi indagato.

C’è qualcosa che non funziona, è evidente. E sarebbe forse il caso di valutare alcune questioni. Pare che il questore Salvo e il prefetto Maria Luisa D’Alessandro abbiano assicurato ai sindacati che non c’era alcuna disposizione sull’uso della forza per contenere i ragazzi, e ci mancherebbe. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un dettaglio: non è facile trovarsi schiacciati tra una folla di giovani e una camionetta, come hanno fatto notare diversi poliziotti. Secondo, il questore avrebbe ammesso “un problema di gestione della piazza, dal punto di vista organizzativo e operativo” e il motivo è semplice: se il corteo si raduna senza preavviso, le contromisure vanno prese al volo ed è impossibile entrare nella testa degli “organizzatori”. Dunque la Sinagoga o altri luoghi sensibili saranno pure stati distanti e i ragazzi vanno ripetendo che non volevano raggiungerli, ma prevenire è meglio che curare e i tutori dell’ordine sono chiamati a “immaginare” diversi scenari e cercare di impedirli. Di sicuro, tutto sarebbe filato liscio se solo gli studenti avessero rispettato le norme che chiedono di informare la questura in caso di manifestazioni di questo tipo. Terzo, una volta che il blocco di polizia era stato imposto – giusto o sbagliato che fosse impedire di entrare in piazza Cavalieri – sarebbe bastato tenersi a tre metri di distanza dagli agenti per evitare di ritrovarsi un manganello in testa.

In fondo i sindacati di polizia da tempo chiedono regole di ingaggio chiare. Il che significa indicazioni precise agli operatori su come comportarsi in questi casi, ma anche norme che creino una sorta di “cuscinetto” tra manifestanti e poliziotti. Il principio è semplice: se ti avvicini sotto i 3 o 5 metri al cordone di polizia, sai a cosa vai incontro.

Franco Lodige, 26 febbraio 2024

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