Politica

Il blitz del deputato

Soumahoro, facci ridere: dica la verità su Lampedusa

Il deputato con gli stivali va sull’isola nel pieno dell’emergenza migranti. Ma non spiega le vere cause del distastro

Soumahoro lampedusa

Non so com’è ma quando vedo, anzi rivedo Greta Beccaglia mi viene in mente Abou Soumahoro, il compagno con gli stivali. Ma chi è Greta Beccaglia, si chiederanno adesso i miei lettori: hanno ragione, è l’inviata in diretta dallo stadio di Empoli che due anni fa, come passa il tempo, per una spolverata sulla minigonna fece un casino tale da riuscire a distruggere la vita del manesco bifolco, travolto, scomparso, condannato a un anno e mezzo (mentre le violenze bestiali di migranti su migranti, comprate e vendute, vengono derubricate dalla nostra magistratura ad usi e costumi da rispettare, “dalle loro parti si usa così”). Beccaglia, malgrado il tour mediatico estenuante dell’epoca, non riuscì ad uscire dalle sabbie mobili di provincia ma adesso ha trovato una nuova occasione: in Spagna, equilibrato paese dove per un bacio autorizzato saltano teste dirigenziali e di allenatori di pallone, hanno appena carcerato un analogo palpatore da stadio e lei è tornata ad arrampicarsi alla ribaltina coi soliti dissanguamenti della coscienza, “avete visto? Così si fa, altro che in Italia, se penso cosa è toccato a me… C’è perfino chi insinua che ne avrei approfittato per farmi pubblicità”. Quando proprio si vuol pensare male.

Anche il compagno Abou è vittima due volte, anzi tre: della malafede, dei poteri forti, dei razzisti e, eventualmente, del clan familiare: facciamo quattro, va’. E, come Greta, pure lui le prova tutte per tornare a galla: pareva strano, pareva brutto che proprio lui, profeta dell’integrazione a tout prix, per la società, e a tout bien, per la famiglia, non si facesse vedere a Lampedusa ed eccolo infatti, con tanto di video in bassa fedeltà, sembra roba a chilometro zero, improvvisata, forse qualche residuo amico, certo non di Sinistra Verde, Europa Verde, Alleanza Verde, insomma il coacervo condominiale di Fratojanni & Bonelli, che l’avevano sfanculato, vergognandosi, perfino loro, di quello che erano riusciti a creare con un piccolo aiuto dai vari Zoro, Damilano, Concita eccetera.

Tutti avevano smammato il sindacalista inzaccherato, anche i sindacati, anche i compagni migranti che gli attribuivano totale disinteresse, come minimo, circa i metodi con cui la compagna, detta Lady Gucci, la suocera, mama Africa, e mezzo parentado applicavano quell’accoglienza che lo aveva portato in Parlamento, in televisione, e anche in un villino alle porte di Roma. Per cui, adesso non si capisce per conto di chi parli, chi rappresenti mister Galosce a Lampedusa. Ovvero si capisce benissimo: per se stesso, come sempre (e come Greta Beccaglia.)

Ma non è più lo stesso e si vede, si percepisce. La verve è spenta, l’incedere “smossicato”, le pause più esitanti che meditate, insomma non sa che casso dire. Eccolo qua, magliettina grigia, espressione vagamente interdetta, sarà il caldo, a recitare a copione la solita perorazione, che pare tratta dall’ultimo film di Matteo Garrone. Un demagogo di questa risma non può fare altro: enfatizza torture e maltrattamenti, che almeno in parte saranno senza dubbio, sono senza dubbio reali, ma evita di ricostruirne cause e contesti, omette la manifesta, colossale operazione a metà fra l’industriale e il terroristico, non precisa mai, sarebbe chiedere troppo, le forze dietro questi traffici umani a dimensione multinazionale; per uno così, contano gli aspetti eclatanti, immediati, conta l’attribuzione di responsabilità a senso unico, cioè del governo attuale, che ha colpe precise in vigilando ma non dirette quanto la sinistra europea. Le implicazioni geopolitiche non esistono, il ricatto di Saied, che vuole 2 miliardi dall’Europa, non conta, la soluzione è sempre la stessa: non arrestare, nemmeno arginare i flussi ma agevolarli, “aprire tutte le caserme dismesse” e lasciare campo libero alle Ong, agli scafisti in combutta coi trafficanti che svolgono il ruolo dei nuovi corsari al servizio di varie “corone”.

Ricostruire tutto questo sarebbe doveroso, ma Soumahoro ha della coerenza un concetto preciso, che non contempla la responsabilità: accusa, superando le colonne d’Ercole del grottesco, Meloni e gli altri di esser venuti a fare “passarella” (sic!), ripete, casomai qualcuno si fosse perso le puntate precedenti, di essere la vittima suprema del “rassismo e fascismo” (a circa 20mila euro al mese di diaria parlamentare, perché c’è sempre un gruppo misto che salva la faccenda: martire estremo, altro che “i poveretti coi segni del machete addosso”); nel suo predicare, nel suo ringraziare Lampedusa per averlo accolto, lui, sia chiaro, non tanto le moltitudini scaricate al ritmo di 75 barchini al giorno, lui con la sua infinita faccia tosta, questo incredibile personaggio, che non smette di essere incredibile, ricorda, dopo la Greta Beccaglia più Ferragni che Fallaci, i disperati come quell’Antonio Zequila che a Venezia noleggiano un motoscafo per salutare il deserto. Talmente straziante da lasciarci desolati: praticamente si sfancula da sé, risparmiandoci la fatica.

Max Del Papa, 18 settembre 2023