Esteri

Spagna, tracollo socialista: il premier Sanchez si dimette

Il leader del Psoe ammette la sconfitta elettorale e presenta le dimissioni al Re. Sciolto il parlamento: elezioni anticipate al 23 luglio

Pedro Sanchez, premier in Spagna

Pedro Sanchez lascia. O meglio: dopo la batosta elettorale, il “modello” cui si ispira Elly Schlein, il politico socialista cui si ispira il nuovo Pd, ha rassegnato le dimissioni. Il premier della Spagna ha accettato l’esito disastroso del voto alle amministrative nella penisola iberica e ha convocato le elezioni anticipate.

Le dimissioni di Sanchez

“Mi faccio carico in prima persona dei risultati e credo che sia necessario dare una risposta”, ha detto Sanchez intervenendo dalla Moncloa dopo aver incontrato il re Felipe VI. Gli spagnoli saranno chiamati al volo il 23 luglio, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del governo. Secondo il premier socialista  la situazione “suggerisce un chiarimento degli spagnoli sulle forze politiche che devono guidare questa fase”. “La cosa migliore – ha aggiunto Sanchez – è che gli spagnoli prendano la parola per definire la direzione politica del paese”. Le amministrative hanno consegnato un successo evidente ai popolari di Alberto Núñez Feijóo (31,5%), spesso in alleanza con Vox; mentre il Psoe – benché rimasto intorno al 28% dei voti – paga il tracollo di Podemos che in molti casi non ha superato neppure il 5%.

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Le reazioni dei partiti

Immediate e scontate le reazioni dei partiti. Il Partito Popolare considera le elezioni anticipate un “modo per distogliere l’attenzione dalla sconfitta” e creare così “un problema più grande”. La preoccupazione è che il 23 luglio la gran parte degli spagnoli sia in vacanza e diserti così le urte, riducendo il possibile scarto tra socialisti e popolari. È più positiva Vox, forte del buon risultato ottenuto alle amministrative. Le elezioni anticipate, dice il leader Santiago Abascal, “sono l’unica notizia positiva che Sánchez ha dato in questi quattro anni”. Vox adesso sogna di costruire “una grande alternativa” alla sinistra unendo le forze con il Partito popolare, mentre a sinistra Podemos (crollata al voto) chiede ai leader dei partiti di dare alla “cittadinanza progressista” una coalizione unita per fermare “l’ondata reazionaria”. L’annuncio sembra un’apertura ai negoziati con Sumar, progetto della vicepremier Yolanda Díaz che fino ad oggi non aveva convinto Podemos.

La nuova Europa

Benché i giornali italiani abbiano quasi ignorato la notizia, il crollo socialista a Madrid è un punto fondamentale anche nell’ottica delle prossime europee. Per l’Italia e non solo. Il piano dei Popolari europei e quello dei conservatori sarebbe quello di unirsi per formare un governo europeo di centrodestra, abbandonando il classico schema dell’alleanza al centro tra Pse e Ppe. L’Italia è già andata in quella direzione, se anche la Spagna dovesse seguire a ruota sia alle politiche di luglio che alle europee del 2024, il quadro a livello Ue cambierebbe eccome.

Articolo in aggiornamento

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