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Spread, Mes e Ue: il piano da incubo di Draghi

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Dopo averci fatto bere la favoletta del debito buono e del debito cattivo Mario Draghi ha indebitato il paese per 500 milioni al giorno dall’inizio del suo governo senza contare quello che contrarremo con il Pnrr.

La maggior parte delle spese si sono accumulate nel 2021 terminato con una finanziaria “allegra” per il 2022 tutto in chiave di elezione quirinalizia, sfumato l’obiettivo il Presidente del Consiglio ha iniziato a meditare la fuga per non dover fronteggiare i guai che sicuramente arriveranno.

Sfortunatamente per lui Cristine Lagarde si è accorta (finalmente) che l’inflazione europea era fuori controllo e che quindi la BCE non avrebbe potuto continuare a comprare titoli di Stato all’infinito, l’eccesso di stimolo monetario, debito buono secondo la definizione di Mario, ha prodotto un aumento dei prezzi ed un deprezzamento dell’Euro a cui la Banca Centrale avrebbe dovuto mettere rimedio anche senza la guerra in Ucraina.

Così lo Spread che Draghi aveva eredito a circa 100 punti base è schizzato a 190 durante in suo governo e non accenna a fermarsi. Di inflazione e spread nel Def scritto da Franco non c’è traccia tanto che nelle sale cambi di Londra viene usato sul retro come carta per appunti.

L’Europa preoccupata dello scenario ha iniziato a mettere in campo le sue armi prima fra tutte il Meccanismo Europeo di Stabilità, ed infatti il fedelissimo di Gentiloni, Marco Butti, è candidato a Direttore Generale della nuova istituzione. Una vera e propria foglia di fico per nascondere la durezza delle misure che attendono l’Italia se mai dovesse chiedere aiuto. 

Il Mes non è altro che il procedimento usato per la Grecia ma sotto forma di trattato, sono stati eliminate tutte le incertezze obbligando il paese che lo chiede a una rigida disciplina di tagli, tasse e privatizzazioni pena il collasso del debito pubblico e delle banche.

Mario Draghi ha fatto bene i conti, andrà da Biden a battere cassa per aver tenuto una posizione super filo americana, incassando la promessa della direzione della Nato, o del’Imf o della World Bank tornerà in Italia ed a luglio presenterà una manovra che corregge la super ottimista finanziaria 2022 ed anticipa in parte quella del 2023. Se i partiti non la approveranno si sfilerà dando la colpa a loro se invece la porterà in porto guadagnerà ancora qualche mese per non essere lui a dover chiedere l’aiuto del Mes. 

Se invece i mercati dovessero essere oltremodo nervosi darà la colpa a Putin e lascerà il prossimo governo sotto l’assoluta tutela Europea con la Francia che ha già posizionato i suoi uomini nelle aziende di Stato, a partire da Fincantieri e pronta a giocare un ruolo da leone nella svendita dell’Italia.

Mario Europa e Spread come sempre lavorano insieme, ma non per noi.

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