Il podcast di Sallusti

Sul sottosegretario Fazzolari “La Busiarda” le spara grosse

Il podcast di Alessandro Sallusti dell’8 febbraio 2023

Ci sono due modi di sparare per uccidere, uno è con le pistole, l’altro con le parole.

In Piemonte il quotidiano La Stampa da sempre la chiamano “La Busiarda”, “La Bugiarda”, e un motivo ci sarà. Il non simpatico nomignolo deriva dal fatto che essendo di proprietà della famiglia Agnelli, regnanti sulla regione, La Stampa mentiva metodicamente al popolo, cioè ai lettori, per non infastidire il padrone.

Insomma era il giornale di un regime – un regime primato certo – ma assai più potente e severo di quelli pubblici. Evidentemente invecchiando, come capita al lupo, La Stampa ha perso il pelo, ma non il vizio di mentire per assecondare i suoi interessi.

Almeno ne è convinto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, braccio destro del primer Giorgia Meloni, che ieri sul quotidiano di Torino si è ritrovato attribuito a tutta prima pagina parole e concetti che lui sostiene di non aver mai detto né pensato, circa una sua intenzione di avviare i ragazzi all’uso delle armi, aprendo loro i poligoni di tiro.

In effetti l’articolo in questione è ambiguo e fumoso, il cronista quelle parole ammette di non averle mai sentite, ma che gli sono state riferite da un misterioso e anonimo testimone che a sua volta le avrebbe carpite assistendo a uno scambio di chiacchiere a Palazzo Chigi tra Fazzolari e un generale dell’esercito.

È noto che La Stampa è in prima linea in una disperata guerra a delegittimare e sputtanare l’attuale governo: una battaglia eroica che ricorda quello dell’ultimo soldato giapponese rimasto a combattere i fantasmi, asserragliato nella giungla. Lo fa con ogni mezzo, quelli legittimi – avere idee diverse – e quelli furbeschi, come attribuire a un importante uomo di governo frasi mai sentite senza fare alcuna verifica con interessato.

Più che un bel esempio di giornalismo di inchiesta mi pare siamo di fronte a un bombardamento su civili inermi con bombe a grappolo, per restare in tema di armi e poligoni. Io la sparo, poi quel che succede succede grazie al motto andreottiano che una smentita equivale a una notizia data due volte.

Questa non è neppure guerra, è neppure guerriglia: è terrorismo mediatico. Ma si sa come vanno le cose in questo paese. C’è sempre qualcuno disposto a spendersi per tirare fuori i briganti dai guai e farli passare per martire dello Stato fascista. In questo caso, scommetto, non ci sarà neppure bisogno che Massimo Giannini, direttore della Busiarda e capo di quel poligono di tiro mediatico, insceni uno sciopero della fame.

 

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