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Tg1, l’incredibile servizio sulla vita del “no vax”

A breve in vigore il super green pass. E il Tg1 si immagina la giornata tipo di un non vaccinato

Difficile dire quale fosse l’obiettivo Tg1. Il tono però appare compiaciuto: sei un no vax? Hai deciso di non inocularti il prodotto anti-Covid? Beh: vivrai da reietto. Il servizio con cui il telegiornale della rete ammiraglia della Rai ha raccontato gli effetti del super green pass sui non vaccinati lascia di stucco. Per due motivi: il primo, perché sembra quasi godere per le restrizioni cui dovranno sottostare milioni di italiani senza Pfizer, Moderna o Astrazeneca in corpo; il secondo, perché alla fine diventa involontariamente una denuncia sociale, che mostra senza ombra di dubbio la discriminazione verso i no vax.

La giornata incubo di un no vax

“La giornata comincia con un caffè al bar, non posso sedermi, al massimo in piedi veloce al bancone”, dice Giorgia Cardinaletti, autrice del servizio che immagina la giornata tipo di un non vaccinato. Col super green pass cambia tutto. I no vax per prendere metro e autobus dovranno farsi il tampone ed esibire il lasciapassare, lo stesso che gli servirà per accedere al luogo di lavoro. In pausa pranzo, niente ristoranti all’interno: qui serve il green pass rafforzato, quello riservato a vaccinati e guariti. Si potrebbe ordinare una zuppa calda all’aperto, ma la stagione delle piogge e l’inverno imminente rendono il tutto un tantino complicato.

La sera, poi, la vita di un no vax si traforma in un percorso ad ostacoli. In palestra si può entrare col tampone negativo, dunque un’oretta post lavoro la si può impegnare scaricando la tensione sul tapis roulant, poi però cala il sipario. Senza vaccino diventano vietati teatri, cinema, ristoranti, discoteche, aperitivi. Addio socialità. Ci si augura, allora, che anche dalle parti del Tg1, dopo aver “provato” una giornata da no vax, si convincano che quella decretata dal governo altro non è che una sorta di apartheid. La sintetizziamo così: lo Stato lascia al cittadino la libertà di scegliere se inocularsi il vaccino oppure no; il cittadino sceglie in tranquillità, ponderando convinzioni personali, rischi e benefici; poi però lo stesso Stato inserisce delle norme che rendono impossibile la vita a chi, legittimamente, ha deciso di non aderire alla campagna vaccinale. Vi sembra normale?

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