Ma come? Non aveva esagerato la ragazzina belga, la aura Barbier, nel riferire di molestie la notte di Capodanno all’ombra del Duomo, simbolo della Milano internazionale? Per non dire, ma l’hanno insinuato i fogli di sinistra pur di difendere i maranza, che “si era inventata tutto”? Non era, la metropoli di Sala, la più sicura d’Europa, la più vivibile? Non funzionavano le zone rosse, non c’era a san Silvestro una festa inclusiva, innocente, come di bambini al doposcuola sotto la Madonnina? Invece le telecamere della sorveglianza confermano tutto, confermano il rituale dei maranza islamici acquisito in tutte le città d’Europa: in trenta, quaranta che puntano la preda, la circondano, la violano con le mani, addosso sotto i vestiti, la preda terrorizzata, paralizzata in quella prigione di carne. Siamo assuefatti alle prigioni e dobbiamo restarlo, si chiamino lockdown, zone rosse, maranza o rapimento in un buco nero di Teheran. L’importante è che tutto venga annacquato, sdolcinato col lieto fine, con la coreografia sentimentale in modo da renderci la mancanza di libertà fatale, inevitabile e, perché no, piacevole. Epica ed etica, un po’ come versare l’oro alla patria, l’oro della libertà perduta, tradita.
Ma come? Non era tanto rumor per nulla, quei poveri maranza griffati a Milano come a Colonia come a Parigi come a Londra? Adesso viene fuori che non solo Laura la belga dice il vero, ma con lei ne spuntano altre sei o sette: tre connazionali una inglese, una latinoamericana, una emiliana romagnola, perfino un avvocato milanese. Tutti aggrediti nella sicurezza fittizia della zona rossa e non finirà lì, le denunce cresceranno ancora. A che servano queste zone rosse è presto detto: a garantire l’impunità dei balordi e a impedire la condivisione di chi riga dritto. Ovviamente le femministe pro Hamas zitte, nessuna fiata, ieri tutte in corteo, a Milano come a Roma, come a Bologna, come nella cintura meneghina ribollente di maranza, a dire che la sbirraglia è omicida e va abbattuta, razzi, fumi e odio demente, roba chiaramente organizzata, sostenuta dalla sinistra dell’integrazione e del pacifismo di cartone che di giorno sfila per il disarmo e la sera va in televisione a sostenere il riarmo pur di non darla vinta al Musk dei satelliti. Ai cortei il solito show di divise sputacchiate, menate, spedite all’ospedale perché hanno ricevuto precisi e inderogabili ordini di non reagire, di fare da bersaglio fisso senza reagire. Da cui lettere rassegnate come quella che avete letto su questa testata.
Le femministe dalla coda di paglia zitte, però quando servono li chiamano gli sbirri, li pretendono. Ma se perfino gli ex vertici li scaricano! Quell’ex capo della polizia Gabrielli, finito a gestire la sicurezza per il sindaco Sala che la criminalità a prato basso non la vede, che insegna l’arte del contenimento, dice: che bisogno c’era di inseguire i due maranza se lo scooter aveva la targa. Ma come dirigente incaricato della sicurezza cittadina non si sente chiamato in causa, non sospetta di avere qualche responsabilità oggettiva, istituzionale? No, scarica i caramba e dice: io in politica mai. Perché, non lo è già? I carabinieri inseguitori di rapinatori, accusati senza cautele di omicidio, a quello costretto a sparare a un egiziano che ne ha accoltellati quattro, a sua volta investito, le minacce e l’augurio di fare la stessa fine; hanno rimesso sotto scacco perfino quello che ha bendato il balordo americano omicida dell’appuntato Cerciello: intollerabile tortura, una fascia sugli occhi tenuta per dieci minuti. Che aveva fatto poi di così grave? Solo per aver tirato 11 coltellate a un collega disarmato? Anche lui sotto processo ed è un cane che si morde la coda: più la magistratura preme le forze dell’ordine che arginano la delinquenza a prato basso e più la delinquenza pretende impunità e se si vede applicare la legge si scatena, sciama in piazza al grido: Milano è nostra, polizia vai fuori dai cog*** se no ti scanno. E succede proprio così.
La sinistra all’opposizione rispolvera tutta la sua ambiguità storica, ideologica verso le forze dell’ordine, considerate fondamentalmente nemiche, la destra le difende a parole ma nella sostanza li molla come dice chiaramente il celerino sindacalista Andrea Cecchini. Ha ragione Franco Lodige, la campagna contro le divise c’è e marcia alla perfezione. Ma come? Non era tutto perfetto a Milano, non era solo la percezione dei qualunquisti e i disfattisti? Ma sì, pensiamo ai condoni edilizi, tanto poi si possono scaricare anche quelli sul governo nemico che difende gli evasori. Due di pattuglia inseguono due rapinatori che corrono all’impazzata per mezza Milano rischiando di falciare chi incontrano, infine si impastano contro un semaforo e si arriva a dire che gli assassini, proprio così, senza mezzi termini, sono i carabinieri che hanno rispettato il mandato di inseguirli; interi quartieri come il Corvetto messi a ferro e fuoco, l’Islam dei maranza che provoca, che pesta gli sbirri mandati con compiti di puro argine passivo, cioè a prenderle, e la fine di un rapinatore praticamente ammazzato dal compare diventa pretesto per tumulti settimanali, del sabato pomeriggio.
Sapete qual è il vero senso delle zone rosse, che già annunciano di voler mantenere a oltranza? Sta nella realizzazione della città quartiere, da cui non si esce, l’isolato dei 15 minuti dove trovi tutto e non hai bisogno di uscirne, come da progetto in fase avanzata dagli Speer dell’Unione Europea: la città concentrazionaria, a blocchi, a block come nei novecenteschi campi di concentramento. Dove non puoi sconfinare né fumare all’aperto né salire sulla tua macchina. E sapete come finirà la storia dei 40 maranza intorno alle prede, una alla volta? Loro, i maranza, del tutto impuniti e magari insigniti dell’Ambrogino d’oro e gli sbirri che li hanno identiicati con le telecamere processati in fama di criminali, violatori della privacy. Nel giubilo della sinistra del sovversivismo opportunistico e nell’indifferenza sostanziale della destra incapace di rinunciare al populismo retorico che però non nasconde l’impossibile vivere. Con la premier che insiste, l’Italia è un grande Paese, e la plebe che pensa: l’Italia è sempre più un Paese di merda. Scegliete voi chi ha ragione.
Max Del Papa, 12 gennaio 2025
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