Esteri

Medio Oriente

Traballa la tregua, attentato a Gerusalemme. Hamas rivendica

Ben Gvir: “Violati i patti”. I jihadisti invitano i palestinesi a una “escalation della resistenza”. Netanyahu: “Daremo ancora armi ai civili”

Attentato a Gerusalemme

Attentato a Gerusalemme. Poco prima delle 8 due fratelli residenti nella zona Est, affiliati ad Hamas e in passato già detenuti, hanno aperto il fuoco sulle persone che aspettavano ad una fermata dell’autobus. Hanno ucciso quelli più lenti nel fuggire: un vecchio rabbino, una donna anziana e una giovane donna. Due soldati e un civile armato li hanno fermati per sempre prima che potessero fuggire.

A rischio la tregua

È la dimostrazione che la tregua è molto, molto fragile. E non è detto che venga estesa a lungo, come invece spera il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Non solo stamattina le Brigate Al-Qassam hanno invitato i miliziani a tenersi pronti per “riprendere la battaglia”. Ma l’attentato di Gerusalemme rischia di far saltare tutto il tavolo di trattative. Certo, il Qatar stamattina affermava che la tregua sarebbe proseguita “alle stesse condizioni precedenti, che sono il cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti umanitari”. Pure Israele confermava che “alla luce degli sforzi dei mediatori per portare avanti il processo di rilascio degli ostaggi e nel rispetto dei termini dell’accordo”. E anche Hamas ribadiva che c’erano tutti i presupposti per un settimo giorno di tregua, tanto che oggi dovrebbero essere rilasciati 10 ostaggi entro sera. Ma le vittime di stamattina sono qualcosa che difficilmente verrà ignorato nel dibattito. Soprattutto a seguito della rivendicazione dei terroristi di Gaza.

Attentato a Gerusalemme

Ecco i fatti. Poco prima delle 8 di mattina, due attentatori – palestinesi di Gerusalemme Est, fratelli, miliziani di Hamas e uno già in galera per coinvolgimento in attività di terrorismo – scendono da un’automobile alla fermata di un bus e aprono il fuoco con un fucile M-16 e una pistola. Vengono eliminati poco dopo da due soldati riservisti presenti sul posto e da un civile armato. Il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, attribuisce nel giro di poche ore l’attacco ad Hamas invitando a dialogare coi terroristi solo “attraverso i mirini e mediante la guerra”. Il bilancio è di 3 morti e diversi feriti: a trovare la morte sono il rabbino Elimelech Wasserman (73 anni), Hana Ifergan, (67 anni) e Livia Dickman (24 anni). Il bilancio dei feriti sale di ora in ora: al momento è fermo 13, di cui cinque in gravi condizioni.

La rivendicazione di Hamas

Intorno alle 13, Hamas ha infine rivendicato con un comunicato l’attentato: “Questa operazione è una risposta naturale ai crimini senza precedenti dell’occupante nella Striscia di Gaza e contro i bambini a Jenin“, si legge nella nota degli islamisti che invocano “un’escalation della resistenza” contro Israele. “Con una mano Hamas firma il cessate il fuoco, con l’altra manda i terroristi a uccidere gli ebrei a Gerusalemme“, ribatte a stretto giro il “falco” Ben Gvir citato da The Times of Israel. “Questo non è un cessate il fuoco, ma piuttosto una continuazione della concezione di contenimento degli attacchi terroristici e di concessione che ci ha portato all’uccisione di persone, che dà a Sinwar, leader di Hamas a Gaza, la speranza di poter uscire da questo conflitto prendendo il sopravvento”. Per il ministro israeliano “dobbiamo smettere di fare accordi con il diavolo e tornare immediatamente alla lotta, con rara forza”.

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