Cronaca

“Troppi straordinari durante il Covid”. Arriva la multa per i medici

Primario di Bari e personale ricevono una multa da 27mila euro per le troppe ore fatte durante l’emergenza virus

© Alexander's, Carolina Jaramillo e Lightboxx tramite Canva.com

Saremo acidi noi, ma la faccenda dei tre primari di Bari condannati a un multone di circa 22mila euro per aver lavorato troppo in tempi di Covid ci pare la Nemesi perfetta: sapete, quando gira il vento. E il vento che proviene dallo Stato è sempre mefitico. Saremo incarogniti noi, ma tra le poche cose che ancora ci soccorrono c’è la memoria e non possiamo dimenticare l’esaltazione non sappiamo se dei medici di Bari, col direttore del pronto soccorso che appare in tivù e cerca, come Digene col lanternino, Mattarella, certo del corpo sanitario nazionale, della Sanità pubblica che si esaltava nell’emergenza, anche allora in televisione, mascherine psichedeliche, balletti, coreografie, si sarebbe poi scoperto, importate dall’America dove ci sono agenzie che le studiano apposta “per rendere più incisivo e convincente il momento drammatico”, insomma per mentire.

Ed era sì una grande menzogna, o, come minimo, un grande fraintendimento, non scevro da responsabilità; era il serpente che si morde la coda e a forza di mordersi la coda si divora un pezzo alla volta, il cortocircuito si sarebbe detto fatto apposta dalla politica emergenziale: nessun dubbio era lecito, nessuna esitazione era ammissibile, il Covid, morbo sconosciuto, andava trattato in quella maniera lì e solo in quella, “tachipirina e vigile attesa” sancita da un oscuro ex assessore al traffico di Potenza con evidenti problemi personali, “io se vedo due macchine per strada mi piglia l’ansia, io vivo bene in lockdown, questa è una occasione perfetta per instaurare l’egemonia gramsciana”, cioè il comunismo postmoderno per via virale.

Intanto che coglievano l’occasione i reparti s’intasavano di gente mandata a morire quando avrebbe potuto salvarsi. Ma ogni soluzione diversa era maledetta, bandita dal consesso scientifico e civile, nel trionfo dell’irrazionalità: sempre più internati inutili, che facevano collassare il sistema e poi collassavano loro, per sempre. Morti prigionieri, senza nemmeno una mano che gli tenesse la mano. Morti soffocati, intubati per niente, terrorizzati, loro sì nel panico, nell’ansia. Anziani, vecchissimi, gente entrata per un controllo e uscita mai più. E non è mitologia e non è complottismo: io non dimenticherò cosa mi sibilava un sanitario milanese, ovviamente dietro sanguinosa garanzia di segretezza: “Li facevamo entrare sani, uscivano cadaveri: non potremo mai perdonarci quello che abbiamo fatto”.

Cadaveri senza autopsia. Sui quali continuare a mentire. Ce lo siamo dimenticati, tutto questo? Li teniamo nell’armadio i De Donno, i medici che spingevano sulle visite domiciliari, tempestive, che proponevano protocolli diversi e venivano o radiati o azzannati dalla canea scatenata dai virologi sciacalli? Per forza il sistema crollava e i medici lavoravano il triplo, senza controlli, senza freni, pericolosi per loro e per i pazienti. Bene, adesso i nodi arrivano al pettine. Sempre in quel modo italiano, che prima ti blandisce e poi ti fotte duro. “Ci chiamavano eroi”, ha detto il direttore del pronto soccorso del Policlinico, Procacci: e ci sentivi l’eco lontana e malinconica dei momenti di gloria, quel sentirsi mitizzati che piaceva tanto.

Ripeto, non è una critica tanto a Procacci e ai suoi primari, la memoria va al sistema sanitario nel complesso, incapace di ribellarsi alle bestialità, alle mostruosità di un dirigismo statale foriero di catastrofi: nessuno ha voluto confrontarsi con quelle aberrazioni imperdonabili, la commissione d’inchiesta sul Covid non la faranno mai per il semplice motivo che ci stavano dentro tutti, da destra a sinistra, e ancora ci stanno, ancora insistono. L’Ema, che pure è finanziata dalle case farmaceutiche, ha quantificato in 5,5 milioni in Europa i casi di reazioni avverse con strascichi perenni, 50mila dei quali con esito fatale. Bertolaso sa che chiedere un indennizzo era fatica diabolica nella democrazia burocratica italiana che ha studiato un inferno all’uscita del quale, se ci arrivi, la tua segnalazione viene appallottolata e stracciata.

Diciamo allora una cosa: che chi si è fidato da cittadino a farsi il vaccino si ritrova oggi, spesso, con qualcosa che non va, qualcosa che può essere una paralisi, una cecità, una conseguenza neurologica (1500 croniche nella sola Emilia Romagna), un cancro, un linfoma; chi si è fidato da medico oggi si ritrova con la prospettiva di dover aprire il portafogli, che è la cosa più preoccupante fra tutte, non è vero? Ma erano loro, col ringhio cattivo, “la legge è legge” a condannare tutti alla mascherina perenne, assurdità che ancora oggi gira negli ospedali, a vietare il conforto di una visita. Se la legge è legge, vale anche per voi, cari.

Vedete quanto è facile? E confidare in Mattarella temiamo sia l’ennesimo e definitivo errore, ingenuo se volete, essendo il Capo dello Stato il garante, in vigile attesa, di un sistema siffatto, in cui nessuno moralmente si è salvato, e che ha procurato effetti come questi: oggi molti vaccinati non camminano più, io stesso ne ho conosciuti nelle mie attese sotto cieli al neon, ma neanche i medici e le infermiere influencer che si pitturavano in faccia “i segni della fatica” e due giorni dopo salutavano da Dubai, ballano più.

Max Del Papa, 22 ottobre 2023

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