Politica

Tutte le balle della brigata antifascista

Solita intolleranza, solita retorica e solite omissioni in occasione delle celebrazioni del 25 aprile

fiano fubini

Intervistato da un inviato de La7, nel corso della manifestazione liturgica del 25 aprile di Milano, il dem Emanuele Fiano ha esortato Giorgia Meloni a seguire in consiglio di Gianfranco Fini di aggiungere al suo vocabolario politico il termine “antifascismo”. “Perché se lei oggi può governare questo Paese – ha aggiunto l’ex deputato -, lo deve ai partigiani che combatterono il fascismo e il nazismo”. Analoga affermazione l’ha espressa nella stessa occasione Elly Schlein, aggiungendo di striscio alla lotta partigiana anche, bontà sua, il contributo delle Forze Alleate.

Stessa tesi l’ha sostenuta il politologo e docente universitario Salvatore Vassallo, molto vicino al Partito democratico, il quale ha apprezzato particolarmente le parole della sua leader. “Io penso che Elly Schlein abbia fatto proprio bene a rimarcare il valore del momento che veniva ricordato ieri – ha esordito il cattedratico -; a dire ciò che Giorgia Meloni non ha detto, e cioè che il 25 aprile non è solo la festa della libertà, come se questo fosse arrivato per miracolo: ma è la festa della liberazione, a cui si arriva attraverso la lotta partigiana e antifascista.”

Dulcis in fundo, ad aumentare il carico delle balle spaziali in salsa resistenziale ha fortemente contribuito Federico Fubini, di cui ho spesso apprezzato le analisi economico-finanziarie, il quale, definendo criminale in ogni aspetto il ventennio fascista, ci ha rivelato un dettaglio che sembra sia sfuggito anche agli storici più di parte: l’uccisione di migliaia di oppositori politici avvenuti tra il 1921 e il 1925. Probabilmente, ma è solo una mia congettura, il buon Fubini stava pensando alle immense stragi compiute dallo stalinismo in quel medesimo periodo, perché la sua sparata non trova alcun riscontro sul piano storico. Quello che invece risulta sul piano della ricerca storica è che il fascismo, prima che Mussolini gettasse l’Italia nella catastrofe bellica che distrusse il Paese, godeva di un consenso schiacciante presso tutte le classi sociali. Un dettaglio, quest’ultimo, che non andrebbe mai dimenticato.

Sta di fatto che sintetizzando il punto di vista dei soggetti citati, che segue una linea di pensiero che accompagna gli eredi del Pci sin dagli albori della Repubblica, si chiede esplicitamente a Giorgia Meloni di avvalorare esplicitamente un falso storico, dichiarando che il maggior contributo alla liberazione del Paese l’abbiano offerta i partigiani, che secondo Giorgio Bocca erano circa 80.000, con scarso equipaggiamento, ai primi di marzo del ‘45, per poi crescere fino a 300.000 quando, con un nemico battuto e in fuga, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale.

Nel frattempo, nella lunga Campagna d’Italia, nella quale l’esercito tedesco si difese strenuamente dagli assalti degli Alleati, questi ultimi lasciarono sul terreno circa 300 mila vittime, tra morti, feriti e dispersi, impiegando enormi risorse materiali.

A tale proposito, sarebbe interessante porre a questi campioni dell’antifascismo militante una semplice domandina: ma se a liberare l’Italia, anziché gli anglo-americani, se ne fosse incaricata l’Armata rossa, oggi i democratici compagni che ancora cantano Bella ciao racconterebbero la stessa favoletta che ci propinano da quasi ottant’anni? Personalmente nutro qualche dubbio in merito.

Claudio Romiti, 26 aprile 2023

 

 

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