Cronaca

Tutte le spese pazze di Cgil e Landini

Dopo il licenziamento con Jobs Act dello storico portavoce, spuntano anche le ingenti spese del sindacato

© Lightboxx e putilich tramite Canva.com

Ipocriti fino al midollo. I sinistri non si smentiscono mai. Che si tratti di politici o sindacalisti la musica non cambia. Sempre il solito spartito. Questa volta la perversa ambiguità sinistroide si materializza nel corpo e nei panni del segretario della Cgil Maurizio Landini. Le risorse a disposizione del sindacato scarseggiano? È necessario procedere ad una riorganizzazione interna per ridurre i costi superflui e far risparmiare gli iscritti? Via libera ai tagli allora.

Perché, come sostiene lo stesso segretario della Cgil, è sempre bene muoversi con prudenza e parsimonia. Persino quando in gioco c’è un semplice caffè. Peccato solo che le cose non stiano esattamente come Landini vorrebbe far credere. Perchè, se da un alto il sindacato si permette di licenziare in tronco un lavoratore ormai prossimo alla pensione dopo quarant’anni di onorato servizio col pretesto di tagliare i costi, dall’altro non riesce a fare altrettanto quando in gioco c’è la visibilità mediatica del suo “lider maximo”. Un dipendente che grava sui bilanci per appena 55 mila euro lordi l’anno è un lusso che la Confederazione non può permettersi. E quindi, out il portavoce di Landini. Troppo oneroso per le deficitarie casse confederative. D’altro canto, però, le medesime logiche non vengono utilizzate, ad esempio, nel caso dei costi di comunicazione. E che costi!

Più di 2,8 milioni di euro nell’anno 2021 come racconta Il Giornale, e ulteriori 2,7 per il 2022, di cui oltre 2 milioni versati solo alla Futura srl, società che cura la comunicazione del sindacato e di cui la stessa Cgil è socio di minoranza al 48,8% garantendone altresì le esposizioni. Un investimento a dir poco ingente, fortemente voluto da un Maurizio Landini decisamente più attento al marketing, ovviamente incentrato sulla sua figura, che alla propaganda sindacale. Ma non è tutto. Nel solo anno 2022 la Cgil ha speso circa 500 mila euro per finanziare tre manifestazioni per la pace e reclamare, con vivo orgoglio antiatlantista, l’immediata sospensione del sostegno italiano alla causa di liberazione ucraina. Posizioni politiche a parte, sulle quali ci sarebbe comunque non poco da obiettare, non si comprende francamente quale sia il nesso tra le iniziative pacifiste generosamente promosse dalla Cgil e l’attività sindacale di cui, fino a prova contraria, un sindacato dovrebbe occuparsi. Chissà.

Ma d’altronde, c’è poco da stupirsi, da buon narcisista qual è, Maurizio Landini ama prendersi la scena, interpretare la parte del protagonista, e quando in ballo ci sono l’immagine e il prestigio personale non sembra proprio bastare a spese. Con buona pace degli iscritti e del suo portavoce. Ops, ex portavoce.

Salvatore Di Bartolo, 13 settembre 2023

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