Esteri

Ucraina, perché la controffensiva non sta andando come previsto

Gli errori di valutazione dei generali dell’Ucraina stanno portando una controffensiva a rilento. E Zelensky chiede ancora più armi

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Ci sono almeno due notizie (l’una positiva e l’altra negativa) per il governo ucraino. Da una parte, come ribadito anche dal segretario di Stato americano, Anthony Blinken, la resistenza di Kiev è riuscire a riconquistare il 50 per cento del territorio perduto dall’inizio dell’invasione russa; dall’altra parte, invece, arriva la cattiva notizia per Zelensky: la controffensiva, infatti, sarebbe in ritardo rispetto a quanto auspicato inizialmente dai vertici ucraini. Ed è lo stesso presidente ad averlo ammesso.

Le preoccupazioni di Zelensky

Zelensky, nelle ultime settimane, ha confessato di aver dovuto tardare l’attacco a causa dell’assenza di munizioni, lanciando anche una frecciata all’Occidente sui ritardi nella consegna delle armi, “permettendo alla Russia di rafforzare le proprie difese nelle aree occupate, anche con le mine”. E la richiesta è stata ribadita pure nelle ultime ore dallo stesso leader: “L’Ucraina ha bisogno di un vero e proprio scudo aereo: l’unico modo per sconfiggere il terrore missilistico russo – ha affermato Zelensky – Abbiamo già dimostrato di poter abbattere anche i missili russi di cui si vantano i terroristi. Grazie all’aiuto dei nostri partner, sono state salvate migliaia di vite. Ma abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea. Il mondo non deve abituarsi al terrore russo: deve essere sconfitto. Ed è possibile”.

A queste richieste, si sono affiancate le parole di pochi giorni fa del ministro degli Esteri, Mykhailo Podolyak, il quale ha fatto una lista dettagliata di ciò che attualmente serve per “intensificare la controffensiva”: 300 veicoli corazzati, 80 caccia F-16, dieci sistemi di difesa aerea, come i Patriot americani o i Samp-T francesi. Un vero e proprio arsenale richiesto da Kiev, che mostra implicitamente come la cose sul campo non stiano andando come prospettato.

Per approfondire:

Gli errori della controffensiva ucraina

Lo scrive anche Gianluca Di Feo, su La Repubblica, affermando chiaro e tondo come la responsabilità più grande dei generali ucraini sia stata quella di non aver preparato reparti e mezzi di genieri d’assalto, così come invece fecero gli Alleati nel corso del D-Day, creando “i Crocodile e gli Avre: tank britannici modello Churchill con lanciafiamme per espugnare i bunker e super-mortai per sbriciolare gli ostacoli in cemento. E i Crab: carri americani Sherman modificati per aprire un passaggio nei campi minati, grazie a flagelli meccanici che letteralmente frustavano il terreno con catene d’acciaio”. Oggi, questa impreparazione ha obbligato Kiev a puntare solo sulla fanteria, che sta procedendo a rilento.

Ma i dubbi si estendono anche all’alleato occidentale, dopo che gli Stati Uniti si sono resi nei fatti “obbligati” nell’inviare le bombe a grappolo, causa la penuria in termini di munizioni. La Casa Bianca ha più volte ribadito di essere di fronte ad una soluzione temporanea, visto che la produzione di munizioni da 155 mm deve ancora decollare. Ma i primi effetti si potrebbero vedere solo verso la fine del 2024. Un’eternità, che sia in termini numerici che di armi, andrebbe a giovare alle truppe di Vladimir Putin.

Matteo Milanesi, 24 luglio 2023

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