Salute

Ue-Big Pharma, Sofo: “Basta conflitti d’interessi, incassano 1.000 euro al secondo”

L’Eurodeputato di FdI chiede all’Ue di pubblicare tutte le informazioni sui contratti dei vaccini

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Non ci sono solo Bezos e gli altri supermiliardari ad aver incrementato i loro (legittimi) guadagni durante la pandemia. Ad aver migliorato, e non di poco, il fatturato sono state anche le aziende farmaceutiche. Big Pharma, si è soliti dire. Era scontato: tra tamponi, vaccini, prima, seconda, terza dose, prodotti contro virus originario o variante Omicron, gli Stati e i cittadini hanno speso miliardi di euro per combattere la pandemia. Dunque era logico che Pfizer&co. accrescessero i loro utili. Sì, ma di quanto?

Big Pharma: mille euro al secondo di utili

Un calcolo l’ha fatto Oxfam nel suo l’ultimo rapporto sulle disuguaglianze. Big Pharma ha macinato utili stimati in alcuni casi addirittura in mille dollari al secondo. Mille dollari al secondo. Questo significa che mentre leggerete questo articolo, diciamo in due minuti di tempo, alcune società farmaceutiche avranno incassato qualcosa come 120mila euro. Mica male. “Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili per 1.000 dollari al secondo e creare 5 nuovi miliardari – si legge nel rapporto – meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito. La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione”.

“Basta con i conflitti di interesse”

Ed è questo il punto. Il problema non sono ovviamente le aziende di Big Pharma in sé: hanno tutto il diritto di investire risorse per la ricerca e vendere i loro prodotti. Nella gara dei vaccini: chi primo arriva, meglio alloggia. Però Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia, fa notare una contraddizione, o meglio un fattore su cui occorre riflettere. “Nello stesso periodo, il Corporate Europe Observatory ha calcolato che tale settore ha aumentato di almeno il 20% la spesa destinata al lobbying nelle istituzioni europee”. A questo vanno aggiunte le polemiche sul potenziale conflitto di interesse sorto “tra membri di organismi Ue che hanno contribuito alla gestione della crisi sanitaria e società farmaceutiche”. Senza dimenticare il pasticciaccio europeo sulla mancata trasparenza della Commissione sui contratti stipulati da Bruxelles con le varie società produttrici di vaccini. Ad oggi ancora in parte secretati.

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