Il 4 maggio 2025, un missile balistico lanciato dallo Yemen ha colpito l’area dell’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo Houthi, noto movimento yemenita supportato dall’Iran. L’impatto è avvenuto nei pressi del Terminal 3, causando sei feriti lievi e danneggiamenti alla struttura.
Le sirene antiaeree sono risuonate in tutta la città di Tel Aviv e nelle zone centrali del Paese, segnalando il fallimento dei sistemi di difesa israeliani che non sono riusciti a intercettare il missile. Questo è uno dei pochi casi in cui i sofisticati sistemi di difesa come l’Iron Dome e il sistema Thaad non hanno impedito l’impatto.
Blocco temporaneo del traffico aereo
Subito dopo l’attacco, le autorità hanno sospeso sia i voli in arrivo che quelli in partenza dall’aeroporto Ben Gurion. Tuttavia, il blocco ha avuto breve durata, e le operazioni scalo sono state ripristinate nello stesso giorno, come confermato dalla Israel Airport Authority. Nel frattempo, alcune compagnie aeree hanno scelto di cancellare i voli per motivi di sicurezza.
L’attacco ha fatto emergere ancora una volta il rischio che minaccia costantemente i cieli e le infrastrutture israeliane, in particolare in un periodo di alta tensione tra Israele e i suoi oppositori regionali.
Il quadro geopolitico: accuse all’Iran
L’ex ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha direttamente accusato l’Iran di essere dietro l’attacco. Gantz ha definito il lancio del missile “un’azione iraniana contro lo Stato di Israele”. In un messaggio pubblicato su X, ha esortato il governo israeliano a reagire con durezza, sottolineando la necessità di una “risposta forte a Teheran”.
Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno dichiarato di aver usato un missile balistico di tipo ipersonico per colpire lo scalo. Secondo il leader Houthi Mohammed al-Buhaiti, l’obiettivo è stato colpito con precisione. Questo tipo di attacco rappresenta una nuova sfida per la sicurezza nazionale di Israele.
Difese poderose, ma non invulnerabili
Nonostante i potenti sistemi di difesa, Israele non è immune a questo tipo di attacchi. Il dispositivo tecnologico comprende l’Iron Dome, i Patriot e il sistema Thaad americano, che normalmente garantiscono una protezione elevata. Tuttavia, l’esperienza degli Houthi, che si avvalgono delle armi fornite dall’Iran e spesso riassemblate in Yemen, ha permesso loro di aggirare le difese israeliane.
In passato, gli Houthi hanno lanciato decine di droni kamikaze e missili balistici, molti dei quali intercettati. Tuttavia, l’attacco del 4 maggio rappresenta uno di quei rari casi in cui questi armamenti superano lo scudo difensivo, dimostrando una certa capacità operativa da parte dei militanti yemeniti.
Preparativi per la risposta israeliana
Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, ha già avuto consultazioni urgenti per gestire la crisi. Fonti vicine al premier hanno dichiarato che “non ci sono più restrizioni su di noi; Israele risponderà con forza contro gli Houthi”. Netanyahu terrà una riunione del gabinetto di sicurezza entro la serata per decidere i prossimi passi.
Solo nelle ultime settimane, Israele aveva evitato di reagire a molti attacchi, anche su richiesta degli Stati Uniti. Tuttavia, l’episodio odierno potrebbe rappresentare una svolta, con conseguenze significative sul piano militare e diplomatico.
Esplosione e preoccupazioni per l’escalation
Un video dell’esplosione del missile, ripreso nei pressi dell’aeroporto Ben Gurion, è stato diffuso online. Alcune analisi evidenziano il rischio di un’escalation nel Mar Rosso, dove gli Houthi hanno mantenuto una presenza minacciosa. Negli ultimi mesi, il gruppo è anche riuscito ad abbattere diversi droni militari statunitensi.
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