Cronaca

Uno scandalo? No. Perché i giudici non hanno dato la “crudeltà” a Turetta

La spiegazione sul mancato aggravante dell’assassino di Giulia Cecchettin

Può capitare che una notizia, magari veicolata non nel migliore dei modi, sull’onda emotiva che provoca, porti a commenti e reazioni che potrebbero non cogliere il senso di quanto accaduto. Nello specifico, il punto è sulla motivazione della sentenza che ha stabilito l’ergastolo per Filippo Turetta, assassino di Giulia Cecchettin. In quelle motivazioni, che stanno facendo molto discutere, viene esclusa l’aggravante della crudeltà per Turetta, perché, secondo i giudici, le 75 coltellate sarebbero state frutto di inesperienza e non, appunto, di accanimento crudele.

In sostanza, Turetta avrebbe colpito Giulia così tante volte perché non aveva la necessaria esperienza per riconoscerne la sopravvenuta morte. Ecco. Quello che la corte ha voluto chiarire è che, sulla base delle risultanze processuali, non vi è certezza che Turetta volesse infliggere dolore ulteriore a Giulia, tanto più che gran parte di quelle coltellate sono state inflitte post mortem. Provo a spiegarlo in maniera semplice e facendo un esempio generico e volutamente estremo. Se do 100 coltellate al cuore, o in altri punti vitali, giuridicamente, non mostro la stessa crudeltà di chi ti dà una sola coltellata finale al cuore, ma prima ne dà altre 20, sparse per il corpo, senza toccare gli organi: sarebbe infatti una condotta simile, e non quella delle 100 coltellate al cuore, a dimostrare la volontà di infliggere dolore alla vittima, prima di ucciderla.

Quella, cioè la dimostrata volontà di causare dolore uccidendo, giuridicamente, è l’aggravante della crudeltà. Perché per la legge, non è il numero di colpi o coltellate a sancire la crudeltà di un assassino. Ma ripeto, parliamo da un punto di vista puramente giuridico: moralmente, eticamente, umanamente, basta già l’uccidere, per me, anche con una sola coltellata, per sancire la crudeltà di una persona. Anche se va ricordato, a questo punto, come quei giudici che hanno escluso l’aggravante della crudeltà, abbiano comunque riconosciuto l’aggravante, ben più importante, della premeditazione, che tra le altre cose ha portato la condanna di Turetta all’ergastolo.

Insomma, pur escludendo la crudeltà, non è che gli abbiano fatto propriamente un applauso.

Guglielmo Mastroianni, 9 aprile 2025

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