Politiche green

Vannacci e il green: si può vivere senza gas e petrolio?

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La serie sul libro del generale Vannacci continua. Qualche giorno addietro ho scritto sul tema dell’ambientalismo e ora scriverò circa un altro argomento ad esso strettamente collegato: “L’energia” (cap.3).

Vannacci: considerazioni di base sul sistema energetico

L’autore divide idealmente in due il capitolo, dedicando una prima parte a delle considerazioni generali sul panorama energetico odierno e prospettabile e una seconda parte all’analisi specifica di varie fonti energetiche, quali il carbonio, il nucleare e il petrolio.

Gli assunti sommari evidenziati sono quattro: “La domanda mondiale di energia continuerà a crescere”; “per far fronte a questa domanda si deve agire aumentando sia la produzione che l’efficienza energetica”; “il settore energetico è fondamentale; quindi, deve essere in ogni modo tutelato”; “trasformare l’attuale architettura energetica necessiterà tempo e risorse”.

Non si punti il dito contro i ricchi! (che sono una minoranza)

Secondo il generale, “la domanda mondiale di energia continuerà a crescere” a causa dello sviluppo scientifico-tecnologico e per l’aumento costante della popolazione.

Di conseguenza, sarebbe irragionevole credere di poter diminuire sensibilmente la mole di consumi semplicemente limando alcuni vizi degli individui più ricchi (giacché questi costituiscono una parte infinitesimale della popolazione e le loro abitudini incidono sul contesto globale poco e nulla).

Sei-sette miliardi di poveri darebbero fondo alle proprie utilità energetiche incuranti anche dei loro riflessi inquinanti e un miliardo di benestanti, pur seguendo abitudini inverse, non potrebbero contare molto sul complesso.

Il paradigma proposto è lo stesso del capitolo precedente: bisognerebbe agire sull’istruzione e sull’agio economico dei meno facoltosi per far sviluppare loro la giusta “cultura energetica”.

“Diversificazione” e “conservazione”: le parole chiavi per tutelare il sistema

Nessun Paese può prescindere dall’approvvigionamento energetico, e questa non è una tesi, ma una verità inconfutabile. Dalle carenze energetiche deriverebbe (è derivata) una forte inflazione sistemica e dalla mancanza assoluta deriverebbe la regressione ai tempi preindustriali di una Nazione.

Quindi, è imperativo organizzare in certo modo le risorse, così da non averne mai a soffrire, nemmeno nei momenti di prevedibili crisi nazionali o internazionali.

Vannacci scrive che un sistema energetico, per mantenersi in salute e resistere ai turbamenti, “deve essere plurimo, ridondante e diversificato”. L’uomo dispone di fonti energetiche varie nell’efficienza, nel costo e nel grado d’inquinamento. La soluzione per non inquinare troppo, non spendere troppo e persistere in una condizione di fruibilità sarebbe perciò quella di attingere da un mix di fonti energetiche in modo proporzionale secondo le diversità presentate.

Eppoi, volendo sfuggire a qualsiasi brutta evenienza, sarebbe bene ideare quattro piani energetici su più livelli: uno principale, che contempli solo alcune fonti energetiche poco inquinanti. Uno alternato, che supplisca alle disfunzioni eventuali del primo. Uno di contingenza, che preveda altre fonti, da attuare in casi di crisi. Infine, uno di emergenza, da praticare come estremo rimedio, impiegante tutte le fonti energetiche disponibili, a prescindere dalle loro controindicazioni economico-ambientali.

Le altre puntate

  1. Vi svelo pezzo per pezzo il libro di Vannacci
  2. L’ambientalismo secondo il generale Vannacci

Il carbonio, il petrolio e il nucleare: fonti energetiche irrinunciabili

Il resto del capitolo, come anticipato, è dedicato all’analisi specifica di alcune fonti energetiche e ai riguardi con cui l’Italia si approccia verso esse. Secondo l’autore:

Il carbone, nonostante sia la fonte fossile più vecchia e inquinante, rappresenterebbe un’ottima alternativa in casi di emergenza. Sarebbe sbagliato radere al suolo le centrali che hanno alla base questo materiale e sarebbe invece preferibile mantenerle in piedi, magari a regime nullo, impiegandole eventualmente nel momento di bisogno.

Del petrolio e del gas non si potrebbe fare a meno. Perché rappresentano una parte troppo importante del panorama delle fonti energetiche e perché molti Paesi, come la Nigeria, il Qatar, gli Emirati Arabi e la Russia vivono della loro esportazione. La domanda mondiale di petrolio crescerà inevitabilmente; sarebbe pertanto inutile opporsi come Europa, quando realtà tipo l’India, altrimenti, trarrebbero vantaggi a nostro dispetto.

L’energia nucleare, stando a validissimi studi, inquinerebbe quanto le energie rinnovabili. E in Italia avremmo fatto malissimo a opporci alle costruzioni di centrali nucleari. Perché paventiamo i grandi danni che potrebbe fare l’esplosione di un reattore, eppure non consideriamo che di reattori attivi ce ne sono ben 103 nel continente e 56 solo in Francia (a un passo dai nostri confini).

In chiosa…sperando di non avervi annoiato oltremisura, nel tentativo di contrarre un capitolo alquanto denso di contenuti, vi lancio un appello per continuare a seguire gli sviluppi della serie.

Nel prossimo articolo analizzerò uno dei capitoli più criticati di tutto il libro: “La società multiculturale e multietnica”.

Gabriele Nostro, 4 settembre 2023

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