Politica

Vi svelo un segreto: la Schlein è un’agente della Meloni

Tutte le ultime mosse della neo segretaria Pd si stanno rivelando un assist per la premier

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Osservando le mosse di Elly Schlein ci è venuto un sospetto, quello di avere sbagliato tutto. E se la neosegretaria del Partito democratico fosse un agente segreto voluto da Giorgia Meloni e dal suo governo per avere la sicurezza di poter governare tranquillamente per i prossimi dieci anni? Scherzi a parte, sembra che non ci sia mossa della Schlein che non sia fatta per perdere voti, per rincorrere una “vocazione minoritaria” che è tutto il contrario di quello che dovrebbe proporsi una forza che concorre democraticamente al governo di un Paese occidentale.

Già l’idea di spostare l’asse del partito a sinistra, cioè di non provare minimamente a conquistare altri elettori parlando a chi ha votato dall’altra parte, quasi come se si fosse maggioranza e non minoranza nel Paese, mostra non poca miopia. Ma a volte la toppa è peggio della scucitura. Probabilmente per accontentare il milieu cattolico del suo partito, in odore di scissione, oltre che per fare un dispetto per interposta persona all’odiato De Luca (che è comunque uno che i voti ce li ha), Schlein ha nominato vice capogruppo un esponente di Sant’Egidio, nemmeno iscritto al partito, fra l’altro contrario a quella Gpa (“gestazione per altri) di cui pure la segretaria si è fin qui fatta paladina.

Il fatto è che Paolo Ciani è però anche molto poco incline a inviare armi in Ucraina senza tentare da subito una pace che suonerebbe per Kiev come una resa. Si sa che, sotto sotto, anche la Schlein la pensa così, ed ancora scotta la figuraccia rimediata dal Pd a Bruxelles sull’emendamento che avrebbe dovuto evitare l’utilizzo dei fondi del Pnrr per riarmare le nostre forze armate e che ha fatto trovare il partito in minoranza. Ora, se si pensa che uno dei pochi capitali da spendere che aveva il Pd era quello che lo voleva, probabilmente a torto, il partito istituzionale per eccellenza, europeista ed atlantista a prescindere, si capisce bene come certe posizioni sembrano fatte apposta per favorire l’avversario politico.

Esse lasciano infatti un vasto campo aperto alla Meloni che in questi mesi si sta costruendo una credibilità che, ancora una volta a torto, non aveva anche in questa direzione. Quello che la Schlein sta presentando agli italiani non è solo un partito che predica la fluidità sessuale o di genere. È più radicalmente un partito fluido in sé stesso e che le identità le cambia in un nano secondo. Un partito che si ricompatta solo quando si tratta di accusare gli avversari di “fascismo”, cioè di un qualcosa che non esiste più da almeno settanta anni.

Insomma, una gran confusione. O meglio: poche idee ma tutte confuse. Quanto un partito senza un profilo, dai mille colori, possa avere appeal su un elettorato che ai politici chiede idee nette e precise, e soprattutto di occuparsi di cose concrete, è facile immaginarlo. Ma tutto questo Elly non lo sa, né l’armocromista sarà mai in grado di dirglielo.

Corrado Ocone, 8 giugno 2023

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