L'inattuale

A questo punto all’università fate studiare solo il Mein Kampf

La proposta provocatoria a tutti i Magnifici Rettori: basta con i testi classici, occorre fornire una valida base culturale agli studenti antisemiti

Considerato lo stato deprimente dell’istruzione nelle più prestigiose università del mondo, i cui effetti si manifestano nelle proteste di stampo antisemita sempre più violente, mi faccio avanti avanzando una proposta forse risolutiva di questo annoso problema. Sarebbe opportuno che nei programmi universitari trovasse posto lo studio del Mein Kampf, l’opera fondamentale di Adolf Hitler, manifesto del moderno antisemitismo.

Uno studio però non finalizzato a conoscere i rischi e le tremende degenerazioni dell’antisemitismo, nossignore, bensì utile a dare agli studenti invasati una solida base culturale su cui fondare le loro proteste e giustificare i loro berci. Se i risultati dei canonici piani di studio sono quelli sotto gli occhi di tutti, ritengo opportuno apportarvi delle modifiche, così almeno le proteste antisemite che infiammano gli atenei di tutto il mondo avrebbero una giustificazione culturale.

Le argomentazioni alla base delle manifestazioni sono decisamente traballanti; occorre dar loro un un valido apporto storico affinché divengano ammissibili. Non giustificabili secondo la logica, questo mai, ma almeno che abbiano un qualche punto di riferimento. Frasi quali “Israele stato genocida” hanno bisogno del sostegno culturale che solo un’opera come il Mein Kampf può dare. Cito delle frasi tratte dal testo stesso così da dimostrare quanto sto affermando: “[L’Ebreo] non è mai stato un nomade ma sempre un parassita nel corpo delle altre nazioni.

Non è forse questo un concetto simile a ciò che sostengono i più fanatici manifestanti quando affermano che gli ebrei esistano “parassitando” una nazione non loro e per giunta rubata a chi vi risiedeva prima? E ancora: “La sua diffusione nel mondo è un fenomeno tipico di tutti i parassiti; sta sempre cercando cibo fresco per la sua razza”. Pare essere un riferimento alla natura rapace dello stato di Israele verso i poveri palestinesi perseguitati. Sarà per questo che Hitler era così in amicizia con il Gran Muftì di Gerusalemme, suprema entità religiosa palestinese.

Ecco, se gli studenti protestanti citassero a memoria frasi come queste tratte dal repertorio hitleriano ne trarrebbero assoluto giovamento e risulterebbero molto più eruditi di quanto non paiano. Invece della torma di straccioni a cui somigliano oggi assumerebbero l’aria di acuti intellettuali! Ma non è finita. C’è altro materiale da cui attingere, sempre dalla penna del dittatore tedesco. Se si legge con attenzione la Lettera Gemlich, scritta da un giovane Hitler, è possibile ricavare molte utili citazioni per i nostri studenti. Ad esempio: “Tutto ciò che gli uomini perseguono come un obiettivo più alto, sia esso religione, socialismo, democrazia, per l’ebreo significa solo un fine, il modo per soddisfare la sua brama di oro e dominio.” E poi, come crescendo finale: L’obiettivo ultimo deve, tuttavia, essere l’irrevocabile rimozione degli ebrei in generale.

Sembra davvero una versione colta del ricorrente “Free free Palestine!”, cioè si caccino via gli ebrei da quella terra una volta per tutte. Ecco, se le masse studentesche prendessero a riferimento le opere di Hitler e le citassero nei loro slogan, la protesta assumerebbe certamente toni più elevati. Considerando che i pensieri e i concetti sono assai simili a quelli del più acceso antisemitismo di stampo nazista, tanto vale far studiare loro la versione originale.

Dunque rivolgendomi ai Magnifici Rettori chiedo: inserite nei programmi di studio il Mein Kampf e le opere di Hitler quali validi strumenti per acculturare gli studenti, di modo da fornire una valida base culturale per le loro proteste antisemite altrimenti piuttosto debolucce concettualmente. Un’altra richiesta, sempre rivolgendomi ai Rettori: smettetela di ospitare i sopravvissuti ebrei dell’Olocausto per delle testimonianze o per spiegare che cosa sia davvero un genocidio. È evidente che essi hanno fallito. Le loro parole si sono perse nel vento dell’emotività. Non servono più.

Infine, vorrei fornire agli studenti un ulteriore slogan da allegare a quelli, ormai assai triti, che si ascoltano e leggono in ogni corteo. Lo riporterò qui, in lingua originale. Fatene buon uso!

Es genügt nicht… den selben Menschen immer wieder zu töten. Es ist dagegen zu empfehlen so viel Wesen wie möglich umzubringen.

Francesco Teodori, 5 maggio 2024

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