Effettivamente di motivi per non star tranquilli se ne vedevano, al di là dei trionfalismi da ultrà, scorgendo non tanto la cerimonia di insediamento quanto il dietro le quinte: veniva sì da vederla come la consacrazione, definitiva, irreversibile, della politica è diventata complice e ancella della finanza globale che tutto regola e tutto fal Trump ai ricevimenti coi Bezos e i Musk, oltre allo Zuckerberg folgorato sulla via di Las Vegas, non si limita a parlare di scenari geopolitici o se preferite ci infila i colossali inestricabili affari tra pari, dieci, venti, cinquanta persone, compreso quel magnate indiano, che mettono insieme cento, mille volte il pil di un Paese europeo o peggio africano. Che par d’esser tornati ai grandi regni dinastici seicenteschi, Enrico IV, il sovrano più potente d’Europa, che sposa per procura, mandando il Duca di Guisa, Maria de’ Medici, rampolla della famiglia più ricca d’Europa.
Le prospettive sono inquietanti perché questi megalomani hanno in mano la tecnologica del controllo e delle opinioni, della mobilità, della distrazione o deresponsabilizzazione ludica, chi la possiede sta in politica e non si nasconde; l’evoluzione del neotrumpismo è precisamente questa, fare a meno degli intermediari, imbarcare direttamente i padroni della tecnica, dei social che, questo non viene mai precisato, sono la porta d’accesso per tutto e sei tenuto a starci a vita secondo la logica della prigione, democratica, virtuale ma prigione. Senza i social la grande distorsione sul Covid non sarebbe potuta accadere e adesso passano immutati da un potere all’altro, Trump salva anche la cinese TikTok volendola consegnare in tutto o in parte a Musk e Bezos. Ecco di cosa si parla ai party.
Nella miscela finanza-tecnologia-politica che trasfigura la democrazia americana è impossibile distinguere tra padroni come tra ricchi, la articolazione finanziaria detta le regole a quella politica che le impone alle plebi. E siccome la tecnologia fa comodo a tutti i regimi, laici e teocratici, formalmente democratici come serenamente totalitari, il risultato è che democrazie negative e dittature positive stringono alleanze e affari mentre minacciano di combattersi nel tutto con tutto della finanza totale.
Questo per dire che di motivi per preoccuparsi, per dubitare, non mancano se si vuole essere onesti. Poi ci sono le analisi col machete di Ilaria Salis e qui si scade, si torna alle visioni fumate dei centri sociali, del fannullonismo militante che è un alibi per chi non ha né arte né parte: “Dietro Donald Trump, Elon Musk, con il suo obbrobrioso braccio teso, ha catturato tutta l’attenzione, ma non era certo il solo. Al cospetto del nuovo capo a cui inchinarsi, c’erano anche Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Meta), Tim Cook (Apple), Sundar Pichai (Google) e altri CEO multimilionari del settore tecnologico. Un pugno di uomini la cui ricchezza supera quella di intere nazioni e che le persone comuni non possono nemmeno immaginare. Un pugno di uomini che domina infrastrutture essenziali e governa il flusso della nostra vita sociale digitalizzata. L’alleanza più pericolosa si è ormai forgiata e viene celebrata in pompa magna: l’oligarchia del tech con l’estrema destra, in un inquietante scambio di potere e legittimazione. Molte cose cambiano nel tempo, ma alcune costanti restano: gli oligopoli capitalisti generano sempre fascismo e guerra. Prendiamo atto della realtà della nostra epoca e prepariamoci a resistere e lottare. Vogliamo un programma di radicale redistribuzione della ricchezza che abolisca le stesse condizioni di esistenza di questo incubo”.
Prendiamo atto della realtà della nostra epoca in cui una senza arte né parte, pluricondannata e con un processo pendente per tentato omicidio, può arrivare alle massime istituzioni europee e scrivere una simile, vertiginosa miseria analitica, grammaticale, culturale sul social di uno che ha appena denunciato come obbrobrioso esponente del nuovo dominio fascista mondiale, mentre fino a venti giorni fa le stava bene come esponente del radioso dominio progressista mondiale. Prendiamo atto della miseria concettuale e morale di una che, esattamente come alcuni barbagianni giornalistici che sognano di seguirne le orme, vede nostalgiche evocazioni da lunatici: “l’odioso braccio teso” dei vari Trump e Musk non evoca Mussolini, al quale la destra americana è pressoché indifferente, quanto il gesto che parte dal cuore e si fionda verso la folla, è la retorica vitalistica del corpo, l’esultanza patriottista e nazionalista statunitense.
Prendiamo atto che le democrazie occidentali possono degenerare in plutocrazie e burocrazie come nello sgangherato qualunquismo anarcoide che premia il nulla, che manda la finta plebe dei teppistoidi a puntellare i processi implosivi, degenerativi che fingono di denunciare. In altre parole, questa Ilaria Salis ha rotto le balle; lei, il padre, Bonelli e Fratoianni che l’hanno candidata su mandato di Elly Schlein, quelli delle Ztl che l’hanno votata siccome in odore di manganello antifà che è molto simile a quello da camicia nera del tempo andato.
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Ha rotto le balle perché sta sempre in mezzo con argomenti da scuola infantile, insopportabili. Perché è odiosa nella sua saccenteria problematica. Perché ci sono i dubbi e ci sono le critiche, c’è il pluralismo degli opposti ma pur che abbia qualcosa da dire! Qui c’è solo la farsa e ipocrita farsa di una che recita il marxismo redistributivo rivoluzionario, quanto a dire l’eterna melensa rispolveratura del socialfascismo antidemocratico e antioccidentale. “È tempo di resistere e lottare, compagni”: e subito via, più veloce della luce alla BCE di Bruxelles con volo esclusivo a ritirare il bonifico mensile dei 30mila euro dalla UE. Hasta la executive class siempre, compagni!
Max Del Papa, 21 gennaio 2025
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