Cronaca

Almasri, gli attivisti schierano un migrante: governo denunciato

Prosegue la saga dedicata al generale libico: esecutivo citato in giudizio per “favoreggiamento” per “le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni”

almasri immagine generata tramite flux e © AndreyPopov tramite Canva.com

L’assalto al governo continua, nuovo capitolo della saga del generale libico Osama Almasri. I fatti sono ormai noti: Giorgia Meloni e altri tre esponenti dell’esecutivo (Nordio, Piantedosi e Mantovano) sono indagati dalla procura di Roma per favoreggiamento e peculato, in relazione al caso del rimpatrio del cittadino libico. Tutto è partito dalla denuncia dell’avvocato e politico di sinistra Luigi Li Gotti. Ora ecco una nuova denuncia, questa volta firmata direttamente da un migrante, presunta vittima di Almasri.

Lam Magok Biel Ruei, ospite di una struttura di Baobab Experience, ha presentato alla Procura di Roma una denuncia per “favoreggiamento” per “le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni che – a suo dire – hanno sottratto il torturatore libico alla giustizia”. Il migrante ha depositato l’atto redatto dall’avvocato Francesco Romeo in cui viene sottolineato come “l’inerzia del ministro della Giustizia, il quale avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, e il decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, con l’immediata predisposizione del volo di Stato per ricondurre il ricercato in Libia, hanno consentito ad Almasri di sottrarsi all’arresto e di ritornare impunemente nel suo Paese di origine, impedendo così la celebrazione del processo a suo carico”.

L’avvocato dell’uomo ha rincarato la dose: “Esiste un comunicato ufficiale della Corte penale internazionale del 22 gennaio 2025 che dimostra che le autorità italiane erano state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato di arresto, ma anche coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta proprio a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione. In quello stesso comunicato si riporta inoltre che le autorità italiane hanno chiesto espressamente alla Corte penale internazionale di non commentare pubblicamente l’arresto di Almasri, dimostrando, quindi, di esserne a conoscenza”.

Un po’ sorprendente la tempistica, ma anche alcuni dettagli di questa denuncia contro il governo, che sembra mirata a gettare benzina sul fuoco. Il migrante in questione è ospite di una struttura di Baobab Experience, club di attivisti operativo come “hub informale di prima accoglienza per migranti e come canale di emancipazione dalla condizione di bisogno e di autodeterminazione. Come confermato sul sito – con tanto di improponibili schwa – si tratta di una associazione di volontariə che aiuta rifugiatə e richiedenti asilo a superare gli ostacoli alla piena realizzazione della persona, dei suoi diritti e dei suoi bisogni. Su X negli ultimi giorni sono stati condivisi decine di post sulla vicenda di Almasri, tutti ovviamente mirati contro il governo. Chissà.

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“Io sono stato vittima e testimone di queste atrocità, orrori che ho già raccontato alla Corte penale internazionale ma il Governo italiano mi ha reso vittima una seconda volta, vanificando la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone, come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando” l’accusa dell’uomo che ha citato in giudizio Meloni e i suoi ministri. L’addebito è aver favorito il generale libico come sostenuto dalla sinistra. Ma Lam Magok Biel Ruei va oltre, citando persino Nordio: “Una possibilità che era diventata concreta grazie al mandato d’arresto della Corte penale internazionale e che l’Italia mi ha sottratto. Il silenzio del ministro Nordio è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri”. È sicuramente ben informato, tanto da conoscere nomi e compiti dei ministri. Strano ma possibile. Motivando la sua decisione di denunciare, l’uomo s’è chiesto se l’Italia si possa ancora definire “uno Stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, senza subire sospensioni o eccezioni, e dove le persone definite pericolose a causa dei crimini commessi vengano consegnate alla giustizia e non ricondotte comodamente nel luogo dove hanno commesso e continueranno a commettere atrocità”. Ah, Lam Magok Biel Ruei non è uno sconosciuto per la stampa: nei giorni scorsi era già stata resa nota (non a caso) la lettera scritta al premier Meloni per denunciare la liberazione di Almasri. Ribadiamo: chissà…

Franco Lodige, 3 febbraio 2025

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