Cultura, tv e spettacoli

Altro che Tele-Meloni, in Rai arriva pure Saviano

Accusano il governo di aver occupato la tv pubblica e poi scopriamo che lo scrittore avrà un programma

Rai: Saviano non è in palinsesto

Non si era mai visto un regime, non dico fascista perché sarebbe pleonastico, in Italia il regime poesse solo fascista, anzi fassscista, alla pariolina, dove la televisione pubblica dà un programma a uno che considera il governo una porcilaia e definisce il primo ministro una bastarda. E non si era mai vista una stampa che si arrampica sui vetri cosparsi di olio con gli artiglietti da topo unti di grasso: non si sente lo stridore, si sente lo scivolo.

Alle corte, la Rai fascistizzata della “bastarda” dà un programma al martire insanguinèto incoronèto addolorèto dell’altomare Roberto Saviano. E l’informazione comica: “ah, non era scontato”, per dire che il governo in camicia nera ha occupato coi fasci littori la Rai: labari in corso. L’occupazione sarebbe che alcuni milionari sono andati altrove per fare più soldi, altre comuniste di rango, tipo Berlinguer, sono finite alla corte di Berlusconi, successore di Mussolini, a Berlusconi defunto, per quella meravigliosa faccenda che è la sagra degli ingaggi, detta entrismo leninista.

E Saviano, martire per marketing e per osmosi dagli altri martiri migranti a la7 o la9, li futte tutti e quanti e resta a RaiTre. Un “programma criminale”. Nel senso che intervista mafiosi, ma lo si può intendere come si vuole: di probabile c’è la strage degli ascolti, perché il nostro testa di cuneo, al di là del vittimismo pubblicitario, sta sulle palle praticamente a tutti, delinquenti, onesti e fluidi, e già alcuni precedenti in Rai lo avevano condannato negli ascolti: siamo alla recidiva specifica e il suo programmino criminale, ma didattico, sarà la classica martellata in nuca ai titoli di testa di fantozziana memoria.

Però c’è il regime, il regime fassscista, e il nostro ingolfo di Napoli è lì a presidiare la democrazia. Degli anticipi. C’è chi ipotizza operazioni parallele: lo sbarco dei comunisti in Mediaset, per tener buona forza Italia a sinistra in modo che donna Giorgia non s’allarghi troppo; e la manutenzione dei compagni in Rai (insieme ai raccomandati di destra, che finalmente sfogano una repressione mediatica ormai preoccupante), secondo la solita politica del servo pagato che non si ribella (e si rimangia la Bastarda).

Cosa ci sia di vero lo scopriremo solo vedendo, o anche non vedendo: il nostro Bob da central Park non è necessario, è uomo sempre più di panza (ormai ricorda Giobbe Covatta) ma di irrimediabilmente scarsa sostanza, un retore dell’antimafia ombelicale, che parla di sé con la scusa della malavita. E ci fa il solito programmetto criminale, in senso lato.

Max Del Papa, 8 luglio 2023