Politiche green

Altro che trattori: per farsi ascoltare dall’Ue bisogna essere migranti

La protesta degli agricoltori fuori dalla sede del Parlamento Ue infiamma non solo Bruxelles

Ma voi vi immaginate cosa sarebbe accaduto se ci fosse stata una manifestazione di migranti fuori dal Parlamento europeo a Bruxelles e avessero deciso di mettere il filo spinato per bloccarla? Immagino già i titoli “Il nuovo razzismo”, “I diritti violati” invece contro gli agricoltori è tutto lecito.

Ora, intendiamoci, se vi sono talvolta una minoranza di proteste violente vanno ovviamente condannate ma bisogna chiedersi come siamo arrivati a queste proteste, perché gli agricoltori non solo a Bruxelles ma in Olanda, in Germania, in Francia, in Italia, in Spagna, in tutta Europa stanno manifestando e stanno protestando? Beh è chiaro che se tu per anni continui a portare avanti un ambientalismo ideologico, delle politiche che colpevolizzano i cittadini, che colpevolizzano gli allevatori, che colpevolizzano gli agricoltori, che colpevolizzano i piccoli e i medi imprenditori in nome di un supposto ambientalismo, una supposta ideologia “green” che invece è contraria alle identità ed è contraria a gran parte dei popoli europei, è chiaro che ci sarà una protesta ed è quello che sta avvenendo.

Una protesta che poi politicamente, molto probabilmente, avrà anche delle conseguenze nelle elezioni europee di giugno, come peraltro è già accaduto in Olanda. In Olanda cosa accade? Che il padre del Green Deal è Timmermans, dato da tutti i giornali progressisti ovviamente per grande vincitore, per nuovo primo ministro in Olanda, perde contro Wilders ed è quello che probabilmente accadrà anche alle elezioni di giugno, perché la protesta degli agricoltori è una protesta giusta. Qualche giorno fa un agricoltore che protestava in Italia ha dichiarato in un’intervista “noi non siamo degli inquinatori, ma siamo dei produttori di cibo”. Ebbene, come dargli torto?

Nel momento in cui gli agricoltori smetteranno di lavorare che cosa accadrà? Accadrà molto banalmente che il cibo che loro non produrranno più verrà importato da altre nazioni, da altri paesi extra-europei e quindi si impoverirà il nostro tessuto agricolo, si impoverirà anche quella che è una civiltà storicamente contadina come la nostra, tutto vantaggio di altri paesi. Se ci pensate un po’ a quello che accade in Sicilia, talvolta dove gli agricoltori lasciano cadere i limoni o le arance dagli alberi, perché costa più raccoglierle rispetto a quanto guadagnano sul mercato.

È quello che accade in parte anche con l’olio d’oliva, per cui nel nostro mercato vi sono quantità enormi di olio d’oliva, o supposto tale, che arriva dalla Tunisia e dal Nord Africa, vi sono quantità enormi di limoni, di arance o comunque di frutta e verdura che arriva dal Nord Africa, dove non sappiamo qual è la filiera, talvolta non vi sono neanche dei controlli proprio per degli standard che invece esistono in Europa e il risultato è presto detto, è la volontà di smantellare per l’ennesima volta un tessuto economico, sociale e culturale che ha storicamente caratterizzato l’Italia e che ha storicamente caratterizzato l’Europa. Giusto forse tutto ciò? Ed è giusto che gli agricoltori scendano in piazza e facciano sentire la propria voce.

Francesco Giubilei, 1° febbraio 2024

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