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Facebook, Amazon e l’Italia ancora nell’800

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Proviamo a fare un gioco e cioè a guardare, almeno per questa settimana, il mondo con gli occhi della finanza. Tenete bene a mente i numeri di cui parliamo ora e confrontateli con la nostra battaglia parlamentare sul cosiddetto decreto dignità. Anticipiamo le conclusioni e vi diciamo subito che nel bene e nel male da una parte vediamo il terzo millennio e dall’altro una coda, per di più necrotizzata, dell’800.

Mercoledì scorso Facebook ha presentato i suoi conti e il giorno dopo è stato il turno di Amazon. I primi deludenti e i secondi eccezionali. Ma andiamo per ordine.

Facebook flop

Il noto social network ha deluso le aspettative degli investitori ( i mercati si nutrono di attese più che di circostanze), facendo registrare una crescita dei suoi clienti solo dell’1,5 per cento. In Europa ha perso un milione di utenti. Un disastro, secondo gli analisti. Rimettendo un po’ in ordine le prospettive, si deve però ricordare che Facebook in Europa ha 376 milioni di clienti, e 2,2 miliardi nel mondo. Ci rendiamo conto che una diminuzione del tasso di crescita possa spaventare dei neolaureati in qualche università economica del mondo che conta, ma la società del non simpatico Zuckerberg, rappresenta pur sempre la più incredibile creazione di valore dal nulla, che la storia dell’umanità ricordi. Oggi in Borsa vale 500 miliardi di dollari (per dare una dimensione, essa vale dieci volte, Fiat e Ferrari e Cnh messe insieme) e in un solo giorno, quello dei risultati, ha perso 120 miliardi di capitalizzazione. È la prima volta che a Wall Street un’azienda quotata riesce a bruciare in un solo giorno tanti quattrini: qualcosa di simile accadde per Intel, Microsoft e Apple (nel 2000) ma sempre abbondantemente sotto la soglia dei 100 miliardi. Val la pena ricapitolare alcune cifre: 2,2 miliardi di clienti, 500 miliardi di capitalizzazione, 120 persi in un solo giorno.

Poi pensate all’Italia e al decreto dignità, in cui i grillo-leghisti hanno inserito l’obbligo per le nostre microimprese di inserire una causale per poter prendere un dipendente a tempo determinato dopo 12 mesi. Poi pensate al nostro decreto dignità, in cui sono previste multe per chi delocalizza. Ma cosa? Dove? Avete capito come gira il mondo delle imprese e del lavoro?

Amazon boom

Continuiamo. Passa un giorno ed è la volta dell’Esselunga (le piacerebbe, in effetti) della rete e cioè Amazon. Nella sua recente storia si è contraddistinta per una crescita mostruosa dei ricavi, saliti sopra ai 200 miliardi, ma con profitti relativamente bassi. Semplificando, l’azienda fondata da Jeff Bezos, investiva, investiva e investiva, comprimendo così i margini.

Qualche maligno sostiene, che vendeva a prezzi talmente scontati da ridurre sì i suoi margini, ma al fine di uccidere la concorrenza. Fatto sta che giovedì si presenta dai soliti analisti e sfodera un utile per il solo secondo trimestre di 2,5 miliardi. Boom. In tre mesi Bezos fattura 53 miliardi e si porta a casa 2,5 miliardi di profitti.

La Borsa brinda e la sua azienda oggi vale l’astronomica cifra di 880 miliardi. Si tratta di una quantità talmente mostruosa che conviene confrontarla. Per intendersi la nostra Borsa (260 titoli, compresi i nostri campioncini Enel, Eni, Intesa, Moncler e via dicendo) vale circa 700 miliardi: tutta l’Italia finanziaria non vale una sola azienda americana. Che con i suoi algoritmi sa prima di voi cosa volete, cosa intendete leggere, che film vorreste acquistare. Che vi spedisce i carciofi a casa, ma anche le stilo per il telecomando e che custodisce nella nuvola i vostri segreti digitali.

Decreto retrò

Poi pensate al decreto dignità e pensate che si stanno scannando per estendere l’utilizzo dei voucher alle aziende con otto dipendenti, mentre altri li vorrebbero a quelle di dieci. Ogni clic su Amazon licenzia un fruttivendolo e un artigiano. È la rivoluzione digitale. E nel decreto dignità hanno inasprito i costi per licenziare un dipendente con il jobs act. I nostri geni pensano che il problema siano i moscerini di casa nostra, mentre siamo ciricondati da leoni.

Ma di che stiamo parlando? Ci preoccupiamo della piccola D, mi sembra si chiamasse così l’eroina di Dickens che viveva in carcere con i genitori imprigionati per debiti, mentre là nel mondo normale, hanno abolito il debito, Dorrit è imprigionata su Instagram quasi come i cattivoni di superman e dickens è stato sostituito da un algoritmo di Netflix.

Nicola Porro, Il Giornale 28 agosto 2018

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