Salute

Il catechismo pandemico

Anno nuovo, restrizioni vecchie: rivogliono le mascherine a scuola

Speranza non esclude il ritorno all’uso obbligatorio delle mascherine a scuola. La fine dell’emergenza non arriverà mai

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Insomma, questo è il Paese in cui si può andare ad un concerto dei Maneskin o di Vasco Rossi, senza alcun tipo di distanziamento e mascherina, ma non si può salire su un mezzo pubblico o sostenere gli esami universitari in assenza del dispositivo di protezione individuale. Sono le contraddizioni italiane, quelle che distinguono la nostra gestione dell’aspetto sanitario rispetto alla gran parte degli Stati mondiali, sin da inizio pandemia.

L’allarme di Speranza

Ora, interviene a gamba tesa – ancora una volta – Roberto Speranza: non è assolutamente detto che le mascherine vengano tolte per il prossimo anno scolastico. Ebbene sì, dopo nove mesi in cui gli alunni hanno dovuto vivere a stretto contatto non con il virus, bensì con continue restrizioni e limitazioni, per poi essere abbandonate solo per la maturità, pare che la narrazione rimanga sempre la medesima: il governo si riserva, a suo piacimento, la possibilità di frenare il ritorno completo alla socialità degli studenti, ad un mondo scolastico in cui non vengano ancora applicati obblighi surreali, per un virus pandemico che si è trasformato definitivamente in semplice influenza.

Speranza non vuole mollare la presa. Mascherine a scuola? “Esprimerci oggi quando mancano ancora due mesi non sarebbe onesto”. Insomma, bisogna attendere il quadro epidemiologico e sperare che non sopraggiunga l’ondata chiusurista, allarmista, spargipanico. Anche se, fino ad oggi, le preoccupazioni del governo Draghi sono ben altre, visto che fino a mercoledì prossimo la vita dell’esecutivo rimane appesa ad un filo.

Il ministro tifa lockdown

Ma il ministro della Salute non sembra voler abbandonare neanche le altre restrizioni ancora vigenti nel nostro Paese. In piena estate e con la gran parte di soggetti asintomatici, per Speranza, non bisogna fare uscire di casa i cittadini senza sintomi: “Se si è positivi bisogna stare a casa. Tutti i positivi, sintomatici e asintomatici”. Insomma, tre se non quattro dosi di vaccino non bastano: il lockdown agisce e agirà indipendentemente dalle dosi ricevute. Si tratta di un vero e proprio “fine emergenza mai”.

Oltre a queste considerazioni personali, però, c’è un dato rilevante che non torna nelle parole del ministro. Come riportato sopra, il leader di Articolo Uno ha affermato che pure gli asintomatici dovrebbero stare a casa. Ma come possono sapere di essere contagiati, se appunto non riscontrano alcun tipo di sintomo? E poi: vista la mortalità quasi annullata, dovuta alla progressiva debolezza del virus – dimostrato dal fatto che sette ricoverati su dieci sono intubati per altre patologie e non per il Covid – non sarebbe meglio farlo circolare per raggiungere la famosa “immunità di gregge”? Sono domande che poniamo da mesi, ma a cui non è ancora pervenuta una risposta. Anzi, ancora peggio: si preferisce seguire la strada dell’allarme, della chiusura e della restrizione. In una formula: la strada che limita la vita. Ancora una volta, dopo due anni di inferno.

Matteo Milanesi, 15 luglio 2022

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