Cronaca

Furore ideologico

L’Anpi va alla guerra contro gli esuli delle foibe

Raffica di atti vandalici contro le vittime dei comunisti titini. E i partigiani partono coi soliti distinguo

foibe Anpi

A metà ottobre è stata aggiustata la targa di Largo Martiri delle Foibe a Firenze, vandalizzata lo scorso agosto. Purtroppo, gli atti vandalici contro le vittime delle foibe non sono casi isolati, infatti, sempre a metà ottobre, a Rovato, è stato vandalizzato il cippo marmoreo nel parco Generale Alberto Dalla Chiesa, monumento dedicato alle vittime delle foibe e dell’esodo, inaugurato nel 2022.

Una raffica di atti vandalici

Tra gli atti vandalici più recenti da ricordare altresì quanto successo a settembre, a Roma, dove all’Eur è stata rotta la vetrata (infrangibile) dell’opera ‘Monumento all’Esodo’, realizzata dall’artista Amedeo Colella nel 1961, che ricorda gli esuli istriani, fiumani e dalmati.

Atti vandalici che non hanno risparmiato neanche il volto simbolo delle vittime delle foibe, Norma Cossetto, la studentessa italiana, istriana uccisa dai partigiani jugoslavi nei pressi della foiba di Villa Surani. Infatti, sempre ad ottobre, pochi giorni dopo l’anniversario della morte della giovane, avvenuta tra il 4-5 ottobre 1943, la lapide in sua memoria è stata danneggiata a Oregina, Genova.

Una targa commemorativa vandalizzata per la seconda volta da gruppi di sinistra che, durante il giorno delle celebrazioni per la manifestazione ‘Una Rosa per Norma’, a cura del Comitato 10 febbraio, hanno contestato coi rappresentanti dell’Anpi, tra fumogeni e frasi offensive rivolte alla memoria delle vittime delle foibe. Ed è sempre l’Anpi che, insieme alla Flc Cgil, si è opposta alle circolari inviate per permettere ai prefetti di avere un quadro delle iniziative concernenti il Giorno del ricordo, che cade ogni 10 febbraio in forza della legge 30 marzo 2004, n. 92, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e del confine orientale.

L’Anpi contro le foibe a scuola

Parole al veleno da parte dell’’Associazione nazionale partigiani che ha chiesto al governo e al ministro dell’Interno “di ritirare la circolare e recedere da questa pratica faziosa e pericolosa. Non è certo in discussione la condanna e la giusta memoria delle foibe, ovvero della tragedia dell’esodo, di cui alla legge sul Giorno del ricordo. Ma – spiega l’Anpi – non è vero che le foibe riguardarono solo gli italiani, che pure furono i più colpiti, e non è vero che si trattò di pulizia etnica. È poi sconcertante che si invitino le scuole alla conoscenza e all’approfondimento di questi temi che riguardano il Giorno del Ricordo, cioè il 10 febbraio, e non ci sia analogo invito per la Giornata della Memoria, istituita per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico e le leggi razziali. Il silenzio su questa giornata, che peraltro avviene il 27 gennaio, cioè prima del Giorno del Ricordo, a fronte dell’invito a ricordare le sole Foibe, rivela la natura faziosa e strumentale dell’operazione didattica”.

La zuppa di Porro
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Negare che le foibe siano state una pulizia etnica e la condanna di non dare lo stesso peso alle vittime della Shoah. Affermazioni che dimostrano come la troppa acredine offusca la memoria dei compagni, visto che il giorno del ricordo è stato instaurato solo nel 2009 e visto che le date parlano da sé.

L’incontro segreto di Togliatti

A tal proposito occorre ricordare l’incontro clandestino tra Togliatti e i dirigenti jugoslavi Kardelj, Gilas e Hebrang, svoltosi alla metà di ottobre 1944, dove il leader del Pci accettò di fatto la posizione jugoslava sulla questione territoriale e l’inserimento delle formazioni partigiane italiane della Venezia Giulia nell’esercito di Tito, raccomandando soltanto agli jugoslavi di “condurre una politica nazionale in grado di soddisfare gli italiani”.

Una vicenda in cui le date hanno un ruolo cruciale: Togliatti era rientrato in Italia il 27 marzo 1944 accettando le rivendicazioni territoriali dei comunisti jugoslavi nell’ottobre dello stesso anno. Ma i primi massacri di italiani frontalieri si consumarono dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Per di più è giusto ricordare all’Anpi che alcuni capi o combattenti partigiani italiani non comunisti furono giustiziati per essersi opposti all’ annessione delle province del Nord-est alla Jugoslavia. Ed è altresì giusto ricordare a chi ha così tanto a cuore, giustamente, il Giorno della Memoria che Primo Levi, ex deportato di Auschwitz, invitava a ricordare affinché certi abomini non si ripetessero più. “So che i campi di concentramento si possono fare dappertutto, possono esistere. Dove un fascismo, cioè dove vige il verbo ‘non siamo tutti uguali’, ‘non tutti abbiamo gli stessi diritti’, ‘alcuni hanno diritti ed altri no’.
Dove questo verbo attecchisce alla fine c’è il lager”.

Parole che si dovrebbero tenere in mente con tutti e per tutti.

Nemes Sicari, 27 ottobre 2023

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