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Brasile: si avvicina il ballottaggio, tra fake news e opposte tifoserie

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Nessuno l’aveva aggredita, quella ferita se l’è fatta o fatta fare per montare un caso politico. Ma è bastato un esame fisico per capire l’inganno e ora sul banco degli imputati ci va lei assieme a tante altre fake news su Bolsonaro. Aveva fatto notizia in tutto il mondo, giornali e TV, la ragazza aggredita a Porto Alegre, nel sud del Brasile, da un gruppo di facinorosi  del candidato presidenziale Jair Bolsonaro che, secondo la denuncia, l’avevano aggredita incidendole una svastica sul collo con un pugnale perché la poveretta era stata identificata come omosessuale grazie a un adesivo con la scritta LGBT, e perché andava in giro anche con la scritta “EleNão”, lui no, che è poi lo slogan contro Bolsonaro. Le notizie però continuano a colpire, vere o fake che siano, sospinte dalla copertura molto faziosa di stampa e giornali schierati contro l’ormai possibile futuro presidente del Brasile.

A quattro giorni dal voto, Jair Bolsonaro continua ad essere largamente in vantaggio sullo sfidante lulista Fernando Haddad. Ma i punti di vantaggio sono passati da 16 a 14. I due punti perduti sono probabilmente dovuti alla notizia pubblicata dal giornale Folha de Sao Paulo su presunte campagne di calunnie messe in rete da alcuni imprenditori con l’intenzione di colpire l’immagine del candidato lulista al fine di favorire Bolsonaro.

Malgrado l’assenza di una sola prova circa le responsabilità del presunto episodio, un certo numero (molto piccolo) di brasiliani ha probabilmente abboccato e ha deciso di non votare per Bolsonaro e di passare a votare non certo Haddad, l’ex sindaco di San Paolo e candidato di Lula, che è in carcere, ma scheda bianca o nulla. Già, perché la caratteristica principale di questa campagna elettorale è la “guerra dei rispettivi indici di rigetto”. Nella ideale divisione degli elettori determinata dalla polarizzazione obbligata dal secondo turno, infatti, è altissima fra le ragioni del voto di ciascuna delle due “tifoserie” quella del rigetto di ogni ipotesi di voto del candidato avversario.

Fra gli elettori di Bolsonaro, e fra le ragioni di voto a suo favore, la seconda di esse, col 25 per cento rispetto al totale delle ragioni addotte, è il rigetto per Haddad. Simmetricamente, la prima delle ragioni di voto per Haddad, con il 20 per cento, è il rigetto di Bolsonaro. Fra i due “rigetti” relativi ai due schieramenti elettorali, Bolsonaro “gode” di un piccolo vantaggio dovuto a un maggior rigetto dei suoi elettori rispetto al concorrente. Ma la ragione principale dell’attuale vantaggio di Bolsonaro è da ricercare nella prima della lista delle ragioni di voto a favore di Bolsonaro che è, col 30 per cento, la richiesta di rinnovamento e di alternanza al governo del paese.

Simmetricamente, fra gli elettori di Haddad non vi è traccia di alcuna richiesta di “rinnovamento” ma di una forte (15 per cento) motivazione ideologica.

È strano, ma di fronte alle ragioni del “rigetto” dell’avversario e a quelle della voglia di rinnovamento da un lato e dell’ideologia dall’altro, le ragioni della sicurezza passano in secondo piano perfino fra gli elettori di Bolsonaro (17 per cento), mentre sono del tutto assenti tra le ragioni di voto per Haddad, dove è presente invece con l’11 per cento una ragione di voto davvero speciale: Lula, la cui immagine, però è stata fatta sparire in questa seconda parte della campagna elettorale perché portatrice di un altissimo indice di rigetto.

Le urne elettroniche vengono in questi giorni preparate nei locali dei seggi elettorali. Le procedure elettorali si stanno svolgendo in piena regolarità salvo piccoli episodi locali di insofferenze e piccoli tafferugli fra tifoserie che non possono, naturalmente, in alcun modo interferire con il voto.

Piuttosto è da segnalare un dato di cronaca assolutamente incredibile per noi italiani, e non solo. Un tizio si è andato a costituire ieri presso un commissariato di polizia per l’omicidio della propria compagna ma, dopo aver fatto la sua confessione, è stato lasciato libero di uscire indisturbato dalla porta principale dell’edificio.

Perché, vi chiederete. Perché secondo l’articolo 236 del Codice elettorale brasiliano “nessuna Autorità potrà, nei 5 giorni precedenti e nelle 48 ore successive alla chiusura delle urne, arrestare o detenere nessun elettore, salvo nei casi di flagranza o di reati con sentenza di condanna per crimini per i quali non è previsto il rilascio su cauzione”. Assurdo? Assurdo. Ma come si può definire una norma del genere, parecchio contestata anche in Brasile? Semplice, è il retaggio di una visione davvero molto “sudamericana” della democrazia, di una democrazia costantemente in pericolo perché sotto la spada di Damocle dell’improvvisa alzata d’ingegno del proto-dittatore che, a pochi giorni dal voto, può far arrestare oppositori politici e dissidenti. Per evitare questo pericolo, liberi tutti.

Non è un rischio lontano o esagerato, tutt’altro. Vi ricorda qualcuno o qualcosa? Vi ricorda forse il Venezuela di Maduro, dove l’intera classe dirigente dell’opposizione è stata messa in galera o è stata costretta a fuggire? Sì, se pensate così avete ragione. Ed è proprio un destino di questo genere che l’elettorato di Bolsonaro, chiedendo rinnovamento ed alternanza, vuole scongiurare.

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