Cultura

In difesa della ricchezza: oggi molti ricchi tra i suoi nemici

L’unica cosa diabolica è odiarla a mezzo stampa e amarla nel segreto di casa propria

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Forse è lo spirito del tempo, d’altronde dopo decenni di anticomunismo militante anche la cinematografia americana e quella sudcoreana si sono piegate all’imperante invidia sociale con prodotti celebrati come capolavori ma in realtà profondamente scontati e tristi.

Il celebratissimo “Parasite”, dopotutto, non è altro che un racconto che intende insegnarci che impegnarsi e lavorare non sono le condizioni necessarie per migliorarsi ma quelle fondamentali per diventare schiavi. Schiavitù che, come tutte le denominazioni che la contemporaneità ha distorto, significa tutto e il suo contrario.

I nemici della ricchezza

Il punto non è tanto difendere i ricchi come personalità, anche perché appare evidente a chiunque che ad oggi molti ricchi siano i peggiori nemici della ricchezza, ma piuttosto difendere la ricchezza come concetto, come fine nobile come molti altri e non demoniaco come il mainstream (e spesso pure chi dice di essere il suo opposto) vorrebbe farci credere.

Perché la ricchezza è il sogno del ragazzino nato in periferia che vuole cambiare la condizione dei suoi amici e familiari, è l’obiettivo del dipendente licenziatosi dopo anni di frustrazione per aprire la sua attività, è quello che cerca l’immigrato regolare fuggendo dalla guerra per se e per i suoi figli.

La mano invisibile

La ricchezza è fondamentalmente la cura del corpo che ci consente di concentrarci sull’anima, non lo strumento del male per corromperci che “Parasite” e tutte le altre campane comuniste
descrivono. Adam Smith, oltre alla metafora della mano invisibile che oggi tiene svegli la notte i complottisti di tutto il mondo, ci ha regalato anche una bellissima citazione sui panettieri, i birrai e i macellai: “Non è dalla benevolenza del panettiere, del birraio e del macellaio che mi aspetto di ricevere la mia cena, ma dalla loro cura dei propri interessi”.

Perché, alla fine dei conti, la ricchezza è il fine più umano che ci sia, e l’unica cosa diabolica è odiarla a mezzo stampa e amarla nel segreto di casa propria, magari in una valigetta o nella cuccia del cane.

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