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L’Europa foglia di fico di chi non può o non vuole decidere

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C’è un fantasma che si aggira tra coloro che fanno parte del governo italiano: l’Europa. È la foglia di fico di chi non vuole decidere, la scusa plebea e infantile dell’inclita che si mette a indicare con il dito la luna, l’entità intangibile che ha sostituito espressioni come “ha da venì Baffone”. Chi non può o non vuole assumere una posizione, e sono tanti, ha trovato l’escamotage per apparire innocente, specie se non lo è: se il mantra di ogni tecnico che voleva sembrare un politico, e viceversa, è stato per anni il farisaico “lo dice l’Europa”, oggi si ritrova a cercare una sillaba o almeno un suono gutturale da quella finzione costosissima, estranea, che però pesa sulle tasche di tutti gli italiani. Ecco così la rincorsa dell’uomo (?) di governo italiano che, dopo aver tentennato, cercando di somigliare nello stesso tempo a Ponzio Pilato e al maresciallo Badoglio, si appella a una impossibile risposta europea. Dove non c’è una voce, ma solo caos.

Prendere tempo: è questa l’ennesima forma di incapacità di chi farfuglia formule istituzionali mai pronunciate prima, di chi siede su poltrone che hanno sostenuto in precedenza illustri statisti, oggi mai abbastanza compianti. Prendere posizione: ecco cosa manca agli attuali inquilini dei palazzi del potere, ignavi indegni di un interesse dantesco. Non sanno cosa vuol dire difendere gli interessi nazionali, non capiscono quali sono gli alleati e quali i nemici, non hanno una visione del mondo perché impegnati a interpellare l’algoritmo di turno manco fosse l’oracolo di Delfi (si parla di antica Grecia, a beneficio di qualcuno dei protagonisti a corto di conoscenze di storia e geografia). “Una risata vi seppellirà”, dicevano gli anarchici cari a Mikhail Bakunin: qui, oltre alle sghignazzate, ci sono le armi, i terroristi, gli attentati. E non capire che bisogna schierarsi per la civiltà è la più grave disonestà, per un politico. Perché c’è ancora chi non si rende conto che l’epoca degli scontrini è finita, ora ci sono gli scontri. Quelli di civiltà. Samuel Huntington, evidentemente, per troppi è ancora uno sconosciuto.

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