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Il deputato leghista Belotti in lacrime per la sua Bergamo: una lezione di rappresentanza e democrazia

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“In poche settimane Bergamo sta perdendo i suoi nonni… ringraziamo di cuore chi non si ferma mai, perché i bergamaschi non sono abituati a restare con le mani in mano… noi non ci fermeremo mai”

È così che Daniele Belotti, deputato leghista, ma prima di tutto e oggi più che mai bergamasco, racconta intervenendo alla Camera dei Deputati il dramma che sta attraversando la sua terra, senza riuscire a trattenere le lacrime. Ogni parola tradisce una commozione immensa, mentre nell’aula piombano come macigni i numeri di quella che per intere generazioni si sta rivelando una vera e propria strage: Bergamo, come tante zone lombarde, sta perdendo i suoi nonni e al dolore si aggiunge un senso di soffocamento e di solitudine che troppo spesso i giornali dimenticano di raccontare. Non solo questa situazione di emergenza riduce le nostre libertà di movimento e di aggregazione, non solo questo virus ci porta via delle persone care, ma ci impedisce anche di dare loro quell’ultimo saluto che tanto meriterebbero e ora si vedono negato.

L’intervento di Belotti ci dice in realtà molto di più di quanto le sole parole possano trasmettere: è l’inespresso che parla, anzi urla, e ci dà una lezione della più alta politica. Davanti all’aula non ha parlato un deputato leghista ma un deputato bergamasco. Chi scrive, da bergamasco, sa esattamente cosa implica tutto questo: sofferenza, costernazione al limite dell’incredulità per qualcosa che molti nelle nostre tranquille vallate, dove i pendii ripidi oggi spruzzati di neve si ergono come muraglie e ci fanno sentire protetti quasi fossimo in un mondo a parte, percepivano come lontano e che, invece, è arrivato in un batter d’occhio a sconvolgere vite e cancellare intere generazioni. Quello che, in altre circostanze, sarebbe passato inosservato come molti altri interventi parlamentari in un Paese in cui i cittadini e i territori sono distanti anni luce dalla politica, è diventato un momento di rappresentanza: non ha parlato un leghista, ma ha parlato un rappresentante dei bergamaschi. Il senso profondo di interventi come questo è che forse, nonostante il clima da “Vaffa day” imperante da un lato e da “euroentusiasmo” dall’altro, c’è ancora una speranza, perché un concetto importante come la democrazia parlamentare riprenda forza e vigore.

Quando un parlamentare di qualunque partito porta nelle istituzioni la voce del proprio territorio, con le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue proposte, sta dando una grandissima lezione di democrazia. Nell’epoca in cui domina il provincialismo, in cui concetti come sovranità, autonomia e responsabilità sembrano bestemmie per chi vorrebbe un mondo piatto e una politica a senso unico, riscoprire le radici della democrazia nella rappresentanza dei territori e nella vicinanza dei cittadini è più che mai fondamentale. Il senso “verticale” delle istituzioni trova la sua ragion d’essere nella rappresentanza tramite l’elezione e non nella burocrazia della nomina e del privilegio: la democrazia vince ogni volta che, come cinghia di trasmissione, esprime nelle forme e nei modi più corretti non solo le istanze di un elettorato ma, soprattutto in momenti come questi, quando è capace anche di raccontarne i sentimenti, le emozioni, le angosce.

Attraverso queste testimonianze la politica può dare le sue risposte e trovare le sue soluzioni. Tutti noi infatti conosciamo i troppi limiti di una politica rappresentata da burocrati nominati dai partiti e completamente scollegati dal Paese reale. Un grazie quindi a Daniele Belotti da un giovane bergamasco che davvero, per una volta, si è sentito rappresentato: la politica e i suoi esponenti hanno l’occasione di dimostrarci, in queste situazioni, quanto è importante che ognuno faccia il proprio compito. E la rappresentanza dei cittadini e dei loro territori è forse uno dei più determinanti e troppo spesso sottovalutati.

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