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Meritiamo qualcosa di più di un governo che vuole prorogare l’emergenza per restare al potere

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Da una decina di giorni siamo dentro alla cosiddetta “Fase 2” e l’unica cosa che si capisce e che non è dato sapere se mai ne usciremo fino in fondo. Lo dico perché in questi giorni mi sono guardato attorno ed ho ascoltato molto. E cosa ho trovato? Un popolo piegato ed una classe dirigente (politica, scientifica e giornalistica) che non vuole abbandonare i toni del dittatore paternalista che quel che fa, “lo fa per il nostro bene”.

Partiamo dai politici e dai virologi: già lo scorso lunedì mattina alle 7, neanche eravamo ancora usciti di casa ed era già tutto un ammonire: “siamo pronti a richiudere tutto”, “abbiamo concesso queste libertà ma gli italiani se le debbono meritare altrimenti si torna indietro”, “non è un liberi tutti” e così via. In sostanza, il governo Conte, buono a nulla ma capace di tutto, continua a metterci gli uni contro gli altri, a trattarci come bambini viziati da mettere in punizione, ad alimentare la paura invece che occuparsi di governare il Paese. Nel frattempo, la Protezione Civile, tanto per mettersi avanti, ha chiesto di prorogare lo stato di emergenza per altri sei mesi.

L’Italia ha bisogno di statisti di altissimo livello che abbiano chiaro come guidarci fuori da questa tremenda crisi, non di dittatorelli che continuino ad usare l’epidemia per restare al potere. Non possiamo permetterci uomini mediocri e palesemente inadeguati nei posti chiave del governo. Davvero riteniamo Di Maio la persona giusta a rappresentare gli interessi geopolitici e strategici italiani nel mondo? Davvero vogliamo rassegnarci all’idea che l’Italia non possa esprimere un premier più autorevole e attrezzato dell’avvocato Conte e che lui sia quanto di più simile a Churchill si meritino gli italiani? Uno che non ha trovato di meglio che appellarsi “al buon cuore delle banche”? E che il pallido e spaurito Speranza sia l’uomo giusto per riorganizzare e modernizzare il nostro sistema sanitario? Direi di no, abbiamo bisogno più che mai di un governo formato dalle migliori personalità e, non guasterebbe, scelto dagli elettori.

Gente coraggiosa, slegata dagli interessi dei grandi oligopoli, capace di progettare, che conosca il mondo ed abbia l’audacia dei grandi cambiamenti. Una “aristocrazia politica” che sia all’altezza di pensare all’Italia del futuro come ad una grande nazione della civiltà europea, liberale ed atlantica. In grado di indirizzare le energie del governo centrale, del mondo economico e delle grandi agenzie educative, tutte nella stessa direzione. Va detto senza giri di parole: gli improvvisati e i pavidi non si addicono alle sfide epocali che abbiamo davanti, abbiamo bisogno (qui e ora, subito) di un salto quantico nella qualità di chi sta nella stanza dei bottoni: li vogliamo creativi, saggi e talentuosi. Da questa emergenza dobbiamo anche imparare la lezione che a questo Paese serve una grande scuola dove si formino le élite politiche e diplomatiche: i francesi istituirono Sciences Po dopo la disfatta subita da Napoleone III nella guerra franco-prussiana.

Milton Friedman sosteneva che le grandi crisi, a volte, hanno il pregio di rendere le cose da “politicamente impossibili in politicamente inevitabili”. Ed allora, in questa nostra Italia decidiamo che non vogliamo più governi che campino solo di tatticismo e opportunismo (quanti ne abbiamo avuti), che noi stessi non siamo più interessati a chiedere sussidi, redditi di cittadinanza, 80 euro e tutta la schiera delle misure clientelari, ma pretendiamo di essere liberati da quelle catene che ci impediscono di fare impresa, di fare carriera solo per ragioni meritocratiche. Come possiamo fare? Iniziamo dal comportarci in modo responsabile nell’emergenza che stiamo vivendo, ma smettendo di accettare (addirittura invocare) e di ritenere normale che ci sia un potere che ci toglie libertà e che poi ce ne concede un pezzettino alla volta ma solo se facciamo i bravi.

Non facciamoci attanagliare da quella maledetta paura che ci fa aggrappare (vittime della Sindrome di Stoccolma) al primo Conte che passa, scambiandolo per il nostro salvatore. Addirittura, arriviamo ad ammirare il modello di presunta efficienza cinese. No, quella resta una bruttissima dittatura, oppressiva e brutale, lontana anni luce dagli standard di civiltà cui siamo abituati. Dimostriamo di meritare di meglio, per noi e per l’Italia.

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