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Qualcuno dica a Salvini che la campagna elettorale è finita: ora a parlare dovrebbero essere i fatti

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Matteo Salvini è un ottimo leader di partito ed è stato un capace rappresentante dell’opposizione ai governi degli ultimi anni, targati PD o larghe intese. Ha saputo interpretare il malcontento sempre più diffuso ed è costantemente cresciuto a livello elettorale, spingendo il successo della Lega addirittura oltre ai confini padani. Anche chi è distante dal leader leghista, non può non riconoscere alcune importanti qualità di quest’uomo. Prendere atto della bravura di un personaggio politico, non significa sposare in toto le sue posizioni. In ogni caso, quel grintoso Capitano, così viene definito dai suoi, d’opposizione, è oggi un uomo di governo e ministro della Repubblica. Anche su questo fronte, occorre ammettere come Matteo Salvini non abbia iniziato male la propria avventura. Attraverso lo stop alla nave Aquarius, ha meritoriamente posto in Europa il problema della solitudine italiana nella gestione degli sbarchi di immigrati clandestini ed ha costretto gli altri Paesi europei ad occuparsene in qualche modo. Senza dubbio tutta la determinazione mostrata sin qui, dovrà proseguire almeno fino ad una reale diminuzione dei tentativi di sbarco in territorio italiano e alla comparsa di un approccio collegiale di tutta l’Ue del quale potersi fidare. Il nuovo atteggiamento di Angela Merkel, più comprensivo verso l’Italia rispetto al recente passato, può fare sperare in un cambiamento, ma non è ancora sufficiente. Dalle dichiarazioni di circostanza bisogna passare ad impegni ed accordi scritti.

Tuttavia, il ministro dell’interno deve stare attento a non cadere nella spirale dell’annuncite di renziana memoria e della perenne campagna elettorale. È comprensibile la malcelata volontà di sovrastare il M5S in termini di immagine e presenza sui media, ma esternare ogni giorno su qualcosa solo per il gusto di farlo ed occuparsi di sin troppi temi, assai diversi fra loro, nel medio-lungo periodo può risultare controproducente. Per carità, Salvini è adesso in felicissima luna di miele con gli elettori e nei sondaggi supera addirittura i pentastellati, ma dopo un po’, a maggior ragione sotto un diluvio di dichiarazioni quotidiane non sempre legate a fatti concreti, il Paese potrebbe stancarsi. E in questo particolare momento storico, si sa ormai, l’elettorato si stanca e si sposta velocemente. Salvini non dimentichi quanto è successo all’altro Matteo, quello del Pd e in parte anche a Berlusconi e Forza Italia. Vi sono fasi nelle quali si può solo parlare perché si è all’opposizione o in campagna elettorale, ma quando si ha l’onere di governare, bisognerebbe parlare un po’ di meno e lavorare di più. Anzi, l’ideale sarebbe fare prima le cose e solo dopo annunciarle al pubblico.

Per esempio, Donald Trump è un utilizzatore seriale e compulsivo di Twitter, ma i suoi toni sono spesso accompagnati da fatti politici concreti. Se Matteo Salvini vuole, legittimamente, monopolizzare i media e i social a scapito di Di Maio ed altri, è liberissimo di farlo, ma non pensi che questo basti a mantenere un consenso popolare negli anni. Ultimamente si è infilato in diverse polemiche, non tutte necessarie ed urgenti. Circa il censimento dei Rom, il leader leghista non ha affatto torto e non si intravede alcun tipo di razzismo. Al contrario, proprio perché nessuno ritiene Rom e Sinti esseri inferiori rispetto agli italiani e agli immigrati in regola con le leggi, viene detto loro di rendersi riconoscibili e rintracciabili al pari di tutti gli altri cittadini e residenti di questo Paese. Ognuno di noi possiede un codice fiscale ed è controllabile in qualsiasi movimento, dal prelievo di contanti all’eventuale possesso di beni di lusso e pertanto non si capisce come i campi nomadi disseminati in tutta Italia possano vivere in una sorta di limbo che garantisce impunità, considerate anche le numerose situazioni delinquenziali.

Fin qui tutto bene, ma per mettere a tacere i soliti noti che sguazzano in questo tipo di polemiche, Vauro e simili, quanto sopra bisogna dirlo e farlo quasi subito, altrimenti rimangono impresse soltanto le accuse di razzismo per quel “purtroppo ce li dobbiamo tenere”. Sui vaccini, un sano silenzio sarebbe stato più opportuno e anche la querelle con Roberto Saviano non era poi così prioritaria. Intendiamoci, Saviano è un miracolato che con un solo libro si è costruito una carriera ben remunerata da giornali e televisioni. Il suo lavoro è quello di martire a tempo pieno, anche se ultimamente riceveva meno coccole dal sistema. Ci ha pensato Salvini, in compenso, a riportare d’attualità il faccione affranto di Saviano. Ancora incredulo di poter fare nuovamente il martire a reti unificate, perché il “ministro della malavita” (sic!) vuole levargli la scorta.

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