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Renzi non s’illuda: non farà crescere Italia Viva con questi tira e molla estenuanti

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I protagonisti della cosiddetta Seconda Repubblica, alcuni dei quali tuttora in campo, verranno ricordati per qualche merito, ma anche per non poche colpe. Fra queste ultime vi è senz’altro il fatto di non aver voluto o saputo dare all’Italia un assetto istituzionale e un sistema partitico stabili e funzionanti. Pertanto non possiamo nemmeno sorprenderci più di tanto che oggi Matteo Renzi, ovvero il leader di un piccolo partito che nei sondaggi non supera il 4 per cento dei voti, possa minare la vita di un intero governo e conquistare i titoli dei giornali. Anche la politica, diciamo così, pre-Tangentopoli era caratterizzata da partiti minoritari, ma capaci di essere influenti. A differenza dell’odierno Renzi, che sembra interessato più alla visibilità e al potere fine a se stesso che allo scontro di idee, si trattava tuttavia di formazioni ricche di storia e dotate di personale preparato.

In ogni caso, dopo lo sconquasso provocato da Mani Pulite, e venendo meno quindi quel sostanziale equilibrio garantito dal Pentapartito, l’Italia iniziò ad avvertire come urgente il bisogno di un riassetto politico-istituzionale che attribuisse maggiore stabilità ed autorevolezza al potere esecutivo, tramite il maggioritario e formule presidenzialiste o semi-presidenzialiste, e che diminuisse il potere di ricatto dei piccoli partiti, ma purtroppo sappiamo com’è andata dagli anni Novanta ad oggi. Nessuno, né il centrodestra berlusconiano e ancor meno il centrosinistra di Prodi, D’Alema e Veltroni, ha mai centrato gli obiettivi appena descritti, e siccome non c’è limite al peggio, questo Paese è andato incontro successivamente ad ulteriori involuzioni. L’attuale potere di ricatto di Renzi e della sua Italia Viva è dato anche dalla frantumazione di quelle coalizioni che fino a non molti anni fa tenevano in piedi una sorta di bipolarismo, per quanto raffazzonato, dalle leggi elettorali recenti, sempre più tendenti al proporzionale che al maggioritario, ed infine dalla comparsa di un movimento, quello di Grillo e Casaleggio, che, perlomeno nella propria fase iniziale e vincente, ha destabilizzato il quadro politico.

Adesso, diciamolo pure, il M5S non tormenta più il sonno di nessuno, e questo sarebbe davvero il momento propizio per tornare a puntare su una legge elettorale più maggioritaria possibile e su una forma di bipolarismo, magari più evoluto, si spera, di quello dei tempi di Berlusconi e dei suoi avversari. Invece, soprattutto dalle parti della maggioranza di governo, pare si voglia un proporzionale ancora più marcato di quello attuale, condannando così il Paese alle bizze del piccolo partito di turno, che non muove idee come, per esempio, il Partito radicale d’antan, bensì si agita come un ristretto comitato d’affari. L’involuzione italiana prosegue, il teatrino pure, e Matteo Renzi è uno dei principali attori di quest’ultimo. Rispetto a Giuseppe Conte e all’armata giustizialista e nemica delle imprese, targata Pd e M5S, il leader di Iv dice anche qualcosa di condivisibile, pensiamo alla prescrizione e al “sindaco d’Italia”, ma non va fino in fondo e non strappa in modo definitivo. Non se ne va ed aspetta di essere cacciato. Si tratta di un deja-vu, qualcosa a cui abbiamo già assistito in altre stagioni politiche, e gli italiani sopportano sempre meno questi giochetti che contemplano tutto fuorché l’interesse generale della nazione.

La popolarità attuale di Pd e M5S non è delle più esaltanti, ma Renzi si illude se crede di poter fare crescere Italia Viva con questi tira e molla estenuanti. Nella migliore delle ipotesi può risultare incomprensibile, mentre nella peggiore rischia il rifiuto sdegnato da parte di elettori esausti. Se poi le idee scarseggiano e vi sono soltanto alcuni interessi di bottega da tutelare, la bocciatura elettorale diviene inevitabile. Il famoso “Che fai, mi cacci?” di Gianfranco Fini non portò molta fortuna all’autore, ed un altro specialista di “stop and go” interni alle maggioranze di governo come Marco Follini si è dovuto ritirare prematuramente dalla scena politica. Giancarlo Giorgetti ha invitato Salvini a conservare una fotografia di Renzi, affinché non dimentichi quanto possa essere effimero di questi tempi il consenso elettorale, ma sarebbe necessario che lo stesso Renzi avesse sulla propria scrivania le immagini degli ex segretari di An e Udc, ridotti a fantasmi, a livello politico, dal loro eccesso di furbizia.

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