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Rinviare per tirare a campare è l’unico programma di Conte, ma il Paese non può permetterselo

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Coloro che, in particolare per interessi di parte, tendono a fornire rappresentazioni benevole del premier Giuseppe Conte, lo descrivono come una figura di mediazione fra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. In realtà, il presidente del Consiglio preferisce rinviare tutte le questioni più spinose che possono far barcollare la maggioranza giallo-rossa. Ma tra rinvio e mediazione vi è una bella differenza. Conte cerca di scansare tutti quei temi sui quali Pd e M5S non possono permettersi di perdere del tutto la faccia e rischiano quindi di scontrarsi in modo irreparabile. Tutto questo in nome del “tirare a campare” il più possibile e scongiurare le elezioni anticipate, in costante coerenza con le ragioni per le quali è stato formato questo governo. Forse grillini e piddini, già abbastanza abituati a minare la loro credibilità, sono pronti a tutto pur di mantenere in vita il Conte 2, Beppe Grillo potrebbe persino ordinare al M5S di farsi piacere il contestatissimo Mes, ma è meglio non rischiare, è preferibile approfittare dell’estate per rimandare tutto a settembre.

Solo che questa non è un’estate come tutte le altre. Il Paese, come sappiamo, sta vivendo una delle fasi più difficili della propria storia, quindi eludere i problemi per calcoli di sopravvivenza politica diventa un comportamento politicamente criminale. Almeno a parole, abbondano le posizioni contrastanti fra Dem e pentastellati: come accennato, il Mes è uno di quegli argomenti che per il momento fanno litigare i due principali partiti di maggioranza. Le differenze devono tuttavia essere superate oppure, se permane l’inconciliabilità di vedute, non resta che prenderne atto e lasciare che gli italiani si esprimano attraverso il voto. Di certo, nascondere i cocci sotto il tappeto o litigare senza decidere alcunché, provoca danni enormi al Paese già provato dalla pandemia. Conosciamo bene dinamiche e squilibri di questa Ue, le tentazioni prevaricatrici franco-tedesche ai danni dell’Italia, per questo, a prescindere dal merito, una maggioranza di governo non può presentarsi a trattare in Europa divisa su un tema come il Mes – di cui è bene comunque diffidare, visto che non è gradito da quasi nessun Paese, e non si capisce perché questo strumento debba rappresentare un destino ineluttabile solo per l’Italia, anzi, una prospettiva così allettante che solo dei folli potrebbero rifiutare. Offriremmo ulteriori argomenti a chi già ci tratta con sufficienza perché saremmo una nazione incapace di decidere e fare le riforme, e ci vuole quindi come cagnolini bastonati ed egualmente scodinzolanti.

Giorgia Meloni prevede la caduta di questo governo in autunno, e ci auguriamo che la leader di Fratelli d’Italia sia una buona profeta. L’attaccamento alla poltrona è forte, ma le ultime defezioni in casa pentastellata hanno assottigliato la maggioranza in Senato e un colpo di vento appena più forte potrebbe far crollare il castello di carte. Non lasciamoci incantare dagli allarmi sul salto nel buio e i rischi di una crisi in un momento come questo, che già oggi non mancano e si moltiplicheranno ogni qual volta questo governo sembrerà vicino alla fine. Quando un governo esiste di nome, ma non di fatto, traccheggia ed è sorretto solo dall’attaccamento alla poltrona, la dipartita è il male minore rispetto all’accanimento terapeutico. Anche nel mezzo della tempesta bisogna avere il coraggio di cambiare, in particolare se chi è al timone si rivela non all’altezza e stiamo andando alla deriva contro gli scogli. L’unico porto sicuro per un’Italia travolta dallo tsunami sanitario ed economico, è il ritorno al corpo elettorale, che può consegnarci un quadro politico almeno più chiaro e legittimato.

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