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Salvini domina l’agenda politica e mediatica, ma alla lunga la propaganda non potrà sostituire la capacità di governo

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Matteo Salvini è l’uomo politico del momento. Le sue dichiarazioni, il suo faccione e i suoi hashtag sono su tutti i giornali, su tutte le televisioni e su tutti i social network. Le sue sortite e le sue scelte politiche – giuste o sbagliate che siano – hanno polarizzato l’attenzione del Paese. Il governo legastellato ha perso la sua natura contrattuale assumendo un colorito sempre più blu, il colore ufficiale della nuova Lega. Da socio di minoranza, Salvini è diventato il membro più rappresentativo dell’esecutivo offuscando la compagine pentastellata. I ministri del Movimento 5 Stelle, costantemente nelle retrovie, riescono a riemergere solo se implicati nelle sue scelte. Basti pensare al ruolo da comprimario del ministro delle infrastrutture e dei trasporto Danilo Toninelli nel corso della bagarre sulla questione Aquarius. Per non parlare del vicepremier Luigi Di Maio, ormai scomparso dai radar.

Il successo di Salvini deriva dalle sue posizioni politiche coraggiose, forse spregiudicate, e dalla forza mediatica che le accompagna. Il ministro degli interni si è posto in netta discontinuità rispetto agli esecutivi precedenti, dando seguito, almeno in questa fase, a ciò che aveva promesso nel corso della campagna elettorale. Tale coerenza, mai riconosciuta alla narrazione renziana e al Pd, sembra raccogliere i favori di buona parte degli italiani. A intensificare l’impatto delle politiche anti-immigrazione volute dal nuovo inquilino del Viminale ha contribuito in modo decisivo la sua abilità propagandistica che si è estesa senza soluzione di continuità tra i mezzi di comunicazione tradizionali e i social media. Ogni dichiarazione ‘forte’ del ministro ottiene un’attenzione mediatica tale da costringere l’opposizione a inseguirlo sul terreno da lui proposto. Il Pd, non trovando delle contro-argomentazioni convincenti con cui contrastare il rodatissimo armamentario comunicativo del leader della Lega, viene costantemente risucchiato dalla strategia salviniana, rafforzandola involontariamente. Le accuse di razzismo e fascismo avanzate maldestramente da alcuni intellettuali d’area, totalmente avulsi dalla realtà, hanno fatto il resto, accrescendo ulteriormente la forza del suo messaggio.

L’agenda politica e mediatica del Paese coincide ormai con quella di Salvini e nessuno sembra in grado di opporvisi. Il leader della Lega è probabilmente giunto all’apice della sua notorietà. Le sue politiche sull’immigrazione stanno riscuotendo un successo senza precedenti. Ma governare non è semplice e una propaganda martellante non può sostituire una complessiva azione di governo. Vedremo se con il suo indiscutibile talento politico-mediatico riuscirà a vincere anche questa nuova sfida. Il passaggio è delicato. La nuova Lega nazionale dovrà passare definitivamente dalla lotta al governo.

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