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“Cercando Alaska” di John Green, attimi fuggenti nel percorso verso la maturità…

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Recensione di Patrick Bateman

Molto spesso capita che si riaccenda l’interesse attorno a un romanzo grazie a una trasposizione cinematografica o televisiva e infatti è proprio ciò che è accaduto a “Cercando Alaska” (Rizzoli), opera d’esordio di John Green, divenuta recentemente una miniserie in otto puntate targata Hulu e trasmessa recentemente in Italia da Sky. Intendiamoci, Green non necessita di presentazioni, essendo noto ai più (giovani) per il best-seller “Colpa delle stelle” e per la solida esperienza da YouTuber, ma fa piacere che si torni a parlare del suo esordio letterario, che gli valse pareri unanimi da parte di critica – vinse il Pritz Award nel 2006 – e pubblico.

“Cercando Alaska” è romanzo strettamente personale, basato sull’esperienza dello stesso autore presso la Indian Springs School durante gli anni dell’adolescenza. Trasliamo ora la figura di Green in quella dell’allampanato e un po’ sfigato protagonista Miles “Ciccio” Halter e abbiamo già il primo punto di forza del romanzo: un narratore che funziona. Ciccio – così soprannominato in antitesi al suo reale aspetto fisico – è un ragazzo senza amici, appassionato di “ultime parole famose” dei grandi della Storia, che si trasferisce per studiare alla scuola di Culver Creek alla ricerca – per citare Rabelais – del suo Grande Forse. Lì, come spesso accade a chi deve misurarsi con esperienze di vita lontane dal nido domestico, crescerà e si farà uomo attraverso una catarsi che coinvolgerà l’intero spettro delle emozioni umane elevato al cubo dal moltiplicatore emotivo tipico dell’adolescenza. Miles avrà modo di sperimentare l’amicizia più sincera (quella con Chip “Il Colonnello” Martin su tutte) e l’ostilità più feroce, l’ebbrezza del trasgredire le regole e l’importanza dello studio, la nostalgia di casa e il desiderio di emancipazione, ma soprattutto si innamorerà perdutamente dell’altro punto di forza del romanzo: Alaska. Alaska è una ragazza imprevedibile e inafferrabile, piena di segreti e chiaroscuri, il giusto contraltare a quello che altrimenti sarebbe solamente un teen-drama come tanti. Infatti, sebbene l’impianto narrativo sia quello di un classico dramma per teenager, non si possono non riconoscere gli echi di chi ha fatto di trame adolescenziali veri e propri capolavori, dal classico “Il giovane Holden” di J. D. Salinger a “Il Corpo” di Stephen King, passando per le suggestioni cinematografiche di “Twin Peaks”, “Breakfast Club” e “L’attimo fuggente”.

Proprio con quest’ultimo, “Cercando Alaska” presenta le maggiori analogie e non solo per la cornice collegiale. Entrambi infatti mostrano in maniera lineare e chiara come sia difficile gestire le emozioni in un’età in cui spesso si possono compiere follie irreversibili, un’età in cui i desideri e le emozioni non saranno mai più così vividi e intensi, una fase di passaggio cruciale e inevitabile, che racchiude in sé il bambino e l’adulto, il compiuto e l’incompiuto, la nostalgia e lo slancio, l’affermazione del sé come capitano della propria nave e l’importanza del carpe diem perché, come dice la tormentata co-protagonista: “A volte perdi una battaglia, ma gli indisciplinati vincono sempre la guerra”.

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