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“La Via degli Uomini”, di Jack Donovan: come riscoprire la mascolinità in un mondo de-virilizzato

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Un bronzo di Riace coperto di tatuaggi col cranio lucido, il pizzetto e gli occhi di ghiaccio. È l’immagine tribale che Jack Donovan mostra a noi lettori in tutta la sua sprezzante mascolinità.

Il fulcro de “La Via degli Uomini”, edito negli Stati Uniti nel 2012 e recentemente pubblicato in Italia da Passaggio al Bosco, è proprio questo: la riscoperta della mascolinità là dove l’essere uomo è stato deformato dalla vulgata femminista. Una presunta “civilizzazione” che atrofizza il genere maschile imponendo l’esaltazione della debolezza e impedendogli di riconoscersi.

Jack Donovan dissolve questo edificio di lustrini rosa e compone un inno alla forza, alla maestria, al coraggio e all’onore: le quattro virtù del maschio guerriero pronto a mettere in gioco la propria vita per la gloria.

Intraprenderemo un viaggio nel tempo, dall’età della pietra fino ad una distopica contemporaneità, alla scoperta della via degli uomini: la via della “banda”. Un gruppo gerarchicamente organizzato per difendere i propri interessi e combattere le minacce esterne, “combattersi o combattere la natura”. Incontreremo gli uomini delle caverne, i berserker scandinavi e i guerrieri giaguaro aztechi.

Cammineremo lungo una strada disseminata di insidie accompagnati da una narrazione asciutta, lucida e sincera, perfettamente consegnata alla nostra lingua da Andrea Ansaloni e Domenico Di Tullio.

Lo stile di Jack Donovan è semplice, pratico e schietto. Arriva al punto senza perdersi nei virtuosismi e nella retorica. Le citazioni distribuite lungo le pagine non esibiscono mai l’erudizione dell’autore ma sono funzionali al discorso e amalgamano la “cultura alta” con la cultura popolare dando vita ad un composto gustoso. Hobbes, Platone e Mishima camminano accanto ad Ercole, Tony Soprano e Vincent Vega in modo naturale e spontaneo.

La Via degli Uomini” è lastricata di geniali provocazioni che rendono la lettura piccante e vivace. Si parla di bande e Jack Donovan non esita a raccontarci la “virilità audace e malandrina” dei pirati, dei fuorilegge del far west, addirittura delle gang di strada dove ancora sopravvivono forza, coraggio, maestria e onore.

Il volume è arricchito dalla prefazione di Francesco Borgonovo che, a partire dall’ultimo film di Clint Eastwood “Richard Jewell”, accende i riflettori su una società “progressista” che ha trasformato le donne di domani in un esercito di Valerie Solanas, colei che tentò di assassinare Andy Warhol, più interessate alla castrazione del maschio caucasico che alla loro emancipazione. La questione è approfondita dalla preziosa appendice a fine volume, parte della bozza originaria de “La Via degli Uomini”. Una cinquantina di pagine che pongono il problema di reinventare la mascolinità riscoprendo la cultura della banda nell’epoca contemporanea. “La Via degli Uomini” non è per stomaci deboli o anime sensibili, è per coloro che si chiedono quale futuro attenda il maschio qui ed oggi, per tutti quegli “uomini buoni” desiderosi di “esser bravi a fare gli uomini”.

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