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Bolsonaro, quello che la sinistra non dice

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Due amici della zuppa mi inviano altrettanti contributi che pubblico molto volentieri perché fanno capire molto bene la svolta a destra del Brasile. Nel primo, Edoardo Pacelli ricostruisce il sistema Lula, quello dell’ex presidente per anni icona della sinistra (compresa quella italiana, of course). Nel secondo, Tullio Blumeanu ci spiega cosa c’è dietro la vittoria dell’ex capitano dell’esercito divenuto il nuovo “uomo nero” per la sinistra.

Svelando, un poco, il Brasile

Per poter capire la situazione politica attuale del Brasile, bisogna tornare indietro di 28 anni, quando, nella città di San Paolo, si è tenuto il I Foro di San Paolo, un incontro praticamente non conosciuto in Europa, e che i brasiliani, non di sinistra, hanno imparato a conoscere solo da alcuni anni.

Che cosa è stato questo Foro? È nato come coordinazione strategica del movimento comunista nell’America Latina, subito dopo la caduta del Muro di Berlino. Organizzatori: Lula e Fidel Castro. Le dichiarazioni di mutua solidarietà firmate alla fine dell’incontro, tra partiti legali e organizzazioni rivoluzionarie criminali, non restarono sulla carta, ma si sono tradotte in azioni politiche nelle quali le entità legali erano immediatamente mobilizzate per proteggere e liberare gli agenti delle Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) o del Mir (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) cileno, arrestati dalle autorità locali.

Lo stesso Lula dichiarava, nel maggio del 2011, che “Il Foro di San Paolo è la più vasta organizzazione politica già esistita nell’America Latina e, senza dubbio, una delle maggiori al mondo. Vi partecipano i governi di sinistra del continente. Ma non è una organizzazione di sinistra qualunque. Riunisce un centinaio di partiti legali e varie organizzazioni criminali legate al narcotraffico e alla industria dei sequestri, come le Farc e il Mir cileno, tutte impegnate in una articolazione strategica comune alla ricerca di vantaggi mutui. Giammai al mondo si è vista, in scala così gigantesca, una convivenza così intima, così persistente, organizzata e duratura tra politica e crimine”.

L’obiettivo era, pertanto, quello di favorire e creare un nuovo ordine di sinistra nel continente, che avrebbe dovuto riunirsi, economicamente, socialmente e militarmente. Il 1º settembre del 1997, un avvocato di San Paolo, José Carlos, Wagner, denunciò l’esistenza del Foro, ma venne subito accusato di “teorico della cospirazione”.

Il Foro, nel corso degli anni, era riuscito ad eleggere come presidenti di paesi del continente, ben 15 membri dell’organizzazione e il suo nome cominciò ad apparire come se fosse una entità qualsiasi. Nel ’90 la sinistra era presente solo a Cuba, nel 2008, grazie al fatto che Lula era divenuto presidente del Brasile, il continente era governato, in buona parte da governi cosiddetti progressisti.

Ma come è stato possibile raggiungere questo risultato? Nel 2002, Lula è riuscito a diventare presidente del paese. Questo fatto fu salutato in tutto il mondo, come un grande evento: un operaio, quasi analfabeta (terza elementare, a stento), era diventato il presidente del maggior pase dell’America Latina. I primi anni di governo passarono in sordina, ma il grande condottiero, ed i suoi accoliti, studiavano il modo di realizzare il loro piano egemonico. Trovarono la soluzione più semplice, operando in due direzioni: politica interna e politica estera. Essendo il PT, Partito dei Lavoratori, in minoranza, per potersi perpetuare nel potere occorreva allearsi ai conservatori.

Escogitarono, allora, un metodo infallibile: l’acquisto dei partiti oppositori e i conseguenti loro deputati. Come? Il primo metodo fu quello di agire attraverso finti contratti pubblicitari e la “vendita” di incarichi di governo e sottogoverno, con licenza di autofinanziarsi. Questo sistema si dimostrò fragile, tanto che, nel 2005, scoppiò il primo scandalo detto “mensalone”, così chiamato perché i vari deputati ricevevano un rimborso mensile. Lula riuscì, a malapena, a uscirne incolume, affermando che non ne sapeva nulla. Ma dato che il lupo perde il pelo, ma non il vizio, si passò ad una fase più avanzata e sicura.

La maggiore impresa statale brasiliana, è la Petrobras, nella quale il governo aveva il potere di inserire direttori di settore a proprio piacimento, anche senza specializzazione specifica. I vari Presidenti dell’azienda, nominati dal governo, provvedevano a collocare nelle varie direzioni i funzionari indicati dai vari partiti “comprati”. In questi dieci anni, il danno è stato di più di venti miliardi di dollari. (Sto appena riferendo una parte dei trucchi inventati dai sinistri).
Una volta trovato l’equilibrio interno, si diede inizio all’operazione esterna.

Il primo obiettivo è stato il Venezuela. Una volta che Chavez era giunto al potere, venne stabilita una linea di collaborazione per ampliare il numero di paesi da aggregare. Per fare ciò, Lula cominciò a finanziare i vari dittatorelli, costruendo gratuitamente, in Bolivia, per esempio, un gasdotto che portava il gas in Brasile, la cui costruzione era effettuata da un consorzio di imprese brasiliane, che pagavano una tangente fissa al PT. Numerosissime sono state le opere eseguite in molti paesi americani e africani. I finanziamenti erano effettuati dalla BNDES (Banca nazionale di sviluppo sociale), la quale, però, non aveva i fondi sufficienti ed era costretta, pertanto, a finanziarsi con prestiti all’estero!

Tutto sembrava andare per il meglio. Dilma, l’alter ego di Lula, era presidente del Consiglio di amministrazione della Petrobras e, quando Lula giunse al secondo mandato e non poteva più ripresentarsi, fu scelta per occupare (lui, Lula, pensava provvisoriamente) la carica di presidente (alla Bordini, pretese di essere chiamata Presidenta!). Ma il 17 marzo del 2014, in un Autolavaggio, fu intercettata la conversazione telefonica di una dipendente di un agente di cambio, che era sorvegliato per alcune operazioni cambiarie illegali. Da qui, attraverso perquisizioni si cominciò a risalire ai legami dell’agente di cambio con uomini politici.

Per farla breve, attraverso l’operazione “delação premiada”, delazione premiata, si è cominciato a tirare i fili di una matassa ingarbugliata, che ha portato all’arresto di decine di uomini politici e quello del boccone prelibato, l’ex presidente Lula.

Il paese, nel frattempo, si è indebitato in maniera terribile, la disoccupazione ha raggiunto valori molto alti, e la sicurezza, nelle città e all’interno, è divenuta insostenibile (in Brasile, ogni anno, avvengono più di sessantacinquemila omicidi).

I brasiliani, allora, si sono semplicemente rivoltati contro il PT ed hanno visto, in Bolsonaro, l’uomo che, malgrado sia stato per più di venticinque anni deputato federale, è rimasto pulito. Tutti gli altri partiti, da sempre al governo, sono stati decimati. Solo i fedelissimi del PT hanno salvato parte dei loro deputati e senatori, ma il paese è molto cambiato ed ora aspetta, con fiducia, il futuro.
Il segreto di Borsonaro è stato quello di promettere le cose basiche per la popolazione: sicurezza, lavoro, diminuzione delle tasse! E potrà realizzare il suo progetto se riuscirà a eliminare quelle sacche di potere dell’antica politica, fonte della cronica corruzione.

Edoardo Pacelli

Perchè ha vinto Bolsonaro

Oggi, per noi di Destra, qui in Brasile, è uno dei giorni più felice della nostra vita; abbiamo sconfitto i collettivisti del cosiddetto Socialismo del XXI Secolo, il socialismo “bolivariano” che rischiava di trasformare questo straordinario Paese in una gigantesca Cuba.

Abbiamo vinto noi internauti volontari, inviando per mesi in difesa di Bolsonaro, ognuno di noi giorno dopo giorno centinaia di messaggi attraverso la rete sociale. Ha vinto un ex capitano dell’esercito con 28 anni di carriera politica che quattro anni fa, dinanzi allo sbando in cui cadeva il Brasile in mano alla Sinistra che voleva trasformarlo in guida socialista dell’America del Sud, in balia alla delinquenza: con oltre 70.000 assassinati all’anno; solo quest’anno a Rio de Janeiro un’ottantina di agenti di polizia assassinati; le scuole trasformate in centri di indottrinamento (con l’ideologia di genere nelle elementari; le campagne minacciate da un esercito di sbandati potenziali terroristi, finanziati con il denaro pubblico che invadevano e distruggevano le fazendas.

Ha vinto Bolsonaro, un deputato federale che da solo senza risorse, ma con la volontà di riscattare principi cristiani e morali e per salvare la Patria dall’ideologia che ha fallito ovunque sia stata messa alla prova; è stata una prova eroica perché ha dovuto vincere gli ostacoli più ostili; fino ad un anno fa pochi avrebbero scommesso un unico Euro su suo successo.

Ha perso la Sinistra, non solo i partiti socialisti e comunisti, che hanno fatto di tutto per demolire l’immagine del candidato di Destra, andando a pescare storie ed inventando menzogne sul passato di Bolsonaro. Tuttavia, dinanzi al gigantesco successo che non cessava di crescere, i sinistri mancini, hanno provato il mezzo preferito dagli stalinisti; così, un militante dell’estrema sinistra ha tentato di assassinare Bolsonaro che per un vero miracolo è stato salvato a pochissimi minuti dal probabile decesso; arrestato, si sono subito presentati ben quattro avvocati noti e carissimi che si spostano su aerei personali per la sua difesa…

Ma hanno perso soprattutto i media che nella loro maggioranza che gli sono stato ostinatamente contrari, attaccandolo senza pietà, pubblicavano grandi titoli in prima pagina, esaltando presunti scandali; per loro delusine, ottenevano tuttavia, l’effetto contrario, come a suo tempo era avvenuto con Trump: più lo aggredivano e più aumentava la sua popolarità.

I telegiornali gli dedicavano tutte le critiche giustificabili e non, ma ormai, la grande maggioranza del Popolo si era stretta attorno a lui che non potendo più uscire di casa, contava solo sulle reti sociali, dove spontaneamente facevamo campagna per lui che convalescente in pigiama si recuperava dal vile attentato.

Ha vinto il Brasile decente, che ora potrà contare su un governo guidato con etica e conterà con un super ministro, l’economista Paulo Guedes della scuola di Chicago che si incaricherà di ridurre l’intervento del potere politico nell’economia, mentre in politica internazionale, si lasceranno da parte Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Angola ecc. ecc. per dare la preferenza alla sana globalizzazione.

Un giorno meraviglioso, dunque, contrariando anche i giornali europei, e non solo, notoriamente simpatizzanti con la mafia mancina che ha governato il Brasile fin dal 1988, ma in maniera particolare negli ultimi quattordici anni con il governo del PT (partito dei lavoratori) dominato dal galeotto Lula, oggi isolato in una stanza a Curitiba presso la polizia federale, dove sconta una prima condanna di oltre dodici anni ed in attesa di altre 5-6 condanne ancora più severe, una delle quali è attesa per Novembre.

È stata una vittoria della legalità, soprattutto dei magistrati di Curitiba (fra i quali il giudice Sérgio Moro) che non si sono lasciati intimidire dai politicanti (Lula in testa) che li minacciavano di vendetta, mentre scoperchiavano il Vaso di Pandora del più grande scandalo di corruzione che la storia politica mondiale abbia mai registrato.

In tutti questi giorni ho voluto ostinatamente contestare e correggere le sciocchezze e le pure menzogne che Rocco Cotroneo su Corriere pubblicava su Bolsonaro.

La verità lo ha ripagato!

Tullio Blumeanu