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Caro Draghi, che fine hanno fatto le cure domiciliari?

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Riceviamo e pubblichiamo volentieri lo sfogo (e i dubbi) di Marta Gavazzo, una mamma molto preoccupata per la salute dei suoi figli e per il destino delle terapie anti Covid.

 

Il 2021 non è solo l’anno in cui lo sport ci regala grandissime emozioni e ci unisce come solo il tifo sa fare, è anche l’anno in cui molti adolescenti statunitensi impazziscono per i Maneskin: è l’anno in cui, per la prima volta, il rock italiano spopola all’estero! Che gioia! Questi nostri giovanissimi talenti vincono l’Eurovision urlando “La gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla”. Che gran verità.

Io non accetto che un premio strega sulla prima pagina del Corriere mi definisca una sempliciotta, se pur non cattiva… una specie di figlia dei fiori inconsapevole. Perché sono l’esatto contrario. Sono per la scienza e sono per il progresso, li ho sempre abbracciati. E su ogni cosa mi informo e rifletto fin troppo, prima di prendere una decisione. Questo è un bel problema per me: ho tre figli ed un lavoro impegnativo. E non accetto che uno dei giornalisti radiofonici che stimo di più mi accusi di limitare la libertà altrui in favore della mia. Di consuetudine faccio il contrario. Non attribuitemi difetti che non ho, ce ne sono molti di reali tra cui scegliere, piuttosto.

Io voglio che qualcuno me lo spieghi. Io voglio che qualcuno, più intelligente ed informato di me, e ce ne sono molti, mi dia una risposta. Ci dia una risposta, per uscire da questo stato di confusione. Magari proprio Lei, Egregio Dottor Draghi (preferirei chiamarla Mario, perché mi piace chiamare tutti per nome), che mi rende così orgogliosa, dopo tanto tempo. Finalmente abbiamo anche noi la nostra Angela! Ce lo meritiamo! Di politica non ho mai capito nulla, o poco diciamo, e di economia mondiale ancora meno. Glielo giuro. Ma i Suoi meriti e la Sua fama sono evidenti per tutti.

9 dicembre 2020. Nota AIFA recante “principi di gestione dei casi covid19 nel setting domiciliare”; nei primi giorni di malattia da Sars-covid prevede unicamente una “vigilante attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo e pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci  generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid.

Eppure IppocrateOrg dimostra, con casi clinici documentati, che esiste una cura domiciliare chiara, semplice ed economica (ma che si oppone al protocollo ufficiale dell’AIFA) che ha ragione sul virus. Un anno di esperienza nelle Terapie Precoci Personalizzate ha permesso al Movimento Ippocrate di individuare i farmaci più efficaci per la cura del Covid. Dopo 60.000 pazienti trattati (zero decessi tra quelli arrivati entro il quinto giorno dall’insorgenza dei sintomi; 7 decessi in coloro arrivati dal sesto giorno in poi) Ippocrate si permette di affermare che il Covid, nei primi giorni dall’insorgenza dei sintomi, si cura e si guarisce sempre soltanto con 3 o 4 giorni di semplice terapia domiciliare. Ad analoga conclusione è giunto il Comitato Cura Domiciliare Covid.

4 marzo 2021. Il Tar Lazio nell’ordinanza cautelare n.01412/2021 accoglie il ricorso di alcuni medici (Dio li benedica!) contro la nota AIFA del 9 dicembre 2020, annullandola, in relazione alla circostanza che i ricorrenti fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza (secondo la loro anima e seguendo la loro vocazione quindi), e che non può essere compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi. Il Tar del Lazio ha quindi sospeso l’efficacia del provvedimento emanato da AIFA e rinviato la trattazione del merito al 20/7/2021. Ma dura poco.

23 aprile 2021. Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso proposto da AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco e dal Ministero della Salute, e fa respingere l’ordinanza del Tar del Lazio. Ma perché? Perché, se lo Stato ha a cuore la Salute dei suoi cittadini? Forse perché la direttiva comunitaria del 2006 dice che i farmaci sperimentali possono essere provvisoriamente autorizzati alla messa in commercio se non c’è una cura valida alternativa? E allora l’ordinanza del Lazio, in piena campagna “vaccinale”, sarebbe stata un ostacolo alle vaccinazioni contro la malattia Covid-19, che sono di fatto sperimentali?

Ringrazio Bianca Brun, che ci ha tenuto a mettermi al corrente di queste tracce, tutte documentate. E’ stato dimostrato quindi che il Covid-19, almeno nella sua prima versione, poteva essere curato efficacemente. Avete scelto di occultare questa evidenza per poter usare la vaccinazione su larga scala e l’avete sempre proposta come unico rimedio. Nelle settimane successive ai fatti del Lazio migliaia di persone morivano, ancora. E chi si ammalava si sentiva solo. Senza un protocollo chiaro, o con indicazioni dannose. Solo, purtroppo, a volte, fino alla sua fine. Come molti virologi di fama internazionale continuano ad affermare, è sconsigliata la vaccinazione di massa durante una pandemia conclamata causata da un virus influenzale. E’ sconsigliata perché il virus, sottoposto alla pressione vaccinale, lotta e muta, più velocemente di quanto farebbe naturalmente. Tanto più un virus a RNA, altamente mutante per sua natura, come è il virus Covid19.

La statistica attuale ci conferma che il vaccino riduce mediamente di poco più dell’1% il rischio assoluto di contrarre la malattia Covid19 (Covid-19 vaccine efficacy and effectiveness—the elephant (not) in the room, The Lancet, published April 20, 2021). Questi dati sono riferiti alla popolazione mondiale. L’1% non è affatto poco, come la percentuale sembrerebbe invece suggerire, lo capisco bene. Corrisponde a circa 80 milioni di persone. Sono statistiche in continuo divenire. Parliamo in ogni caso di vaccini antinfluenzali che, epidemiologicamente parlando, faticano a raggiungere l’obiettivo desiderato. E’ un caso ben diverso dai vaccini molto efficaci grazie ai quali sono state sconfitte malattie come il vaiolo e la tubercolosi. E quanti dati suggeriscono, infine, che in un fisico giovane e sano la vaccinazione non altera il risultato, oggi, e comunque nasconde un rischio nel medio e lungo periodo!

Avete fatto un ragionamento del tipo di guerra? Ne sacrifico dieci per salvarne un milione? Ci sta. Come avete calcolato? Come avete impostato il sistema? Io voglio fare la cosa giusta! Io voglio che qualcuno mi dimostri che era matematicamente corretto! Perché era importante! Per noi, che non viviamo più da due anni. Per i nostri figli, che vogliono vivere la loro vita, ancora tutta davanti. Ve lo chiedo perché non sta andando tanto bene. Non ho paura del vaccino. E non ho paura del Covid, e non perché, almeno nella sua prima versione, è curabile… non ne avevo neanche prima. Forse perché non ho più paura di morire. D’altra parte so anche che, con un’alimentazione molto ricca di vegetali, anche senza fare scelte integraliste, possiamo neutralizzare la maggior parte delle malattie. E questo lo so non perché sono una figlia dei fiori svampita, ma perché è stato dimostrato, con metodo scientifico, come mi ha raccontato T. Colin Campbell in The China Study, più di 10 anni fa.

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