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Caro Porro, sulla capretta uccisa hai preso una cantonata

capretta uccisa

Caro Nicola,

in genere dici cose sensate e – anche quando non sono d’accordo con te – riconosco che hai un modo così simpatico di argomentare, da rendere simpatiche persino le ca****e. Tuttavia, sei umano – forse – persino tu: l’altra mattina, esprimendo sotto forma ammiccante di domande dalla risposta scontata, hai fatto una serie di sparate ai confini della realtà che – prese sul serio – sono risultate obiettivamente offensive dell’intelligenza di chi ti ascolta. A partire dalla tua, che è grande e quasi sempre ottimamente utilizzata.

Poveri quei ragazzini che hanno recentemente ucciso una capretta a calci – questo il senso riassunto del tuo incredibile pensiero – i quali hanno la vita rovinata, per aver compiuto un gesto non bello – grazie Porro – ma suvvia, neppure tanto grave. su, non scherziamo – hai infierito in sintesi – una capra è pur sempre una capra (giusto, fin qui stavi andando bene!), vogliamo quindi condannarli perché hanno ammazzato un esemplare di una specie inferiore? E dai – continuavi (consentimi la semplificazione, visto che ho avuto il sangue freddo di ascoltarti fino alla fine) imperterrito e sempre più incredulo nei toni falsi più dei soldi del monopoli – io amo cani e gatti (ti credo sul serio), ma su; mica vorremo equiparare l’uccisione di una capra a quella di un uomo?”

Toc toc… Porro, ma di che parli? Guarda, mi devi credere: qui l’animalismo non c’entra nulla, c’entrano solo la fisica, l’anatomia e la psichiatria. Perché vedi Nicola, con un animalista è probabile che uno come te – liberale pure nel pensiero minimo – non riesca neppure a parlare un minuto. Un animalista classico, infatti, farebbe sicuramente il tuo gioco spiegandoti dell’empatia, della necessità di porre fine alla sofferenza degli allevamenti intensivi, della fava (in senso figurato Nicola, ma nella tua zuppa la fava ci sta benissimo) e della rava.

No Porro: io queste, che per te sono ca****e, non le cito neppure. No Nicola, io ti spiego un’altra cosa che probabilmente ti è sfuggita. Vedi Nicola, per come è conformato il corpo di un capretto, per quanto piccolo, se lo uccidi a calci ti ci devi mettere d’impegno. Non è che gli dai una pedata e quello va in paradiso. No, Nicola. Con una pedata al massimo gli fai un livido, un bozzo. Per ammazzarlo invece, di calci nel costato, in testa e ndo cojo cojo gliene devo dare tanti: gli devo piegare le costole fino a comprimergli i polmoni, affinché l’animale – giustamente inferiore all’uomo – possa soffocare. oppure devo rompergliela una costola, in modo che riesca – con un altro calcio ben dato – a perforargli un organo vitale interno, ottenendo così lo stesso risultato.

Ora Porro, converrai con me che tra il comportamento di cui sopra e il mangiare un po’ d’abbacchio con o senza le patate: c’è una bella differenza. O no? E sai qual è la differenza? Che quei poveri ragazzi il capretto l’hanno ammazzato proprio perché da loro considerato un essere inferiore. Lascia stare la noia, il non avere – come diresti tu – un cazzo da fare, no… Quelle sono stronzate che lasciamo ai sociologi, no Nicola. quelli lo hanno bruciato – e qui dalla fisica passiamo alla psicologia sociale – perché hanno ritenuto di appartenere a una specie superiore che glielo consentisse. esattamente come quei balordi che anni fa hanno applicato la stessa valutazione a un barbone riminese che dormiva su una panchina. gli hanno dato fuoco. su, porro, su: sii sincero, mi vuoi dire che un barbone – per quanto essere umano – valga quanto un ragioniere con moglie e figli?

Non scherziamo, non venirmi a raccontare che ti intratterresti con un essere puzzolente – per quanto umano – esattamente come col tuo professore di lettere se lo dovessi re incontrare al bar? Certo tu al barbone non torceresti un pelo, ma neppure alla capretta ca***! Perché tu non sei socialmente pericoloso Porro, mentre quei poveri ragazzi si. Quei “poveri ragazzi” sono socialmente pericolosi perché chi ammazza un essere vivente a quel modo – è la scienza, non io, che lo dice – può fare ed è in grado di fare – lo stesso male a chiunque reputi inferiore a loro: neri, donne, bambini, anziani…

Ecco perché toc toc… quello che dici non è sbagliato, bensì assolutamente fuori luogo. Hai confuso la delinquenza con la noia, pensavi al macello e invece era un linciaggio. Pensaci Nicola, prima di buttare al cesso queste righe. ce la puoi fare.

Maurizio Scordino, 8 settembre 2023

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