Chiesa

Bisistina

C’è l’Esercito italiano dietro la fumata bianca al Conclave

No, la fumata bianca o nera non è provocata dalle schede bruciate con l’aggiunta di additivi chimici

fumata bianca conclave

Fumata bianca, sul tetto della cappella Sistina. Per ottenere un risultato così evidente, c’è voluto l’Esercito Italiano. Fino al secondo conclave del 1978, quello che ha eletto Giovanni Paolo II, la stufa di ghisa in funzione dal 1914 non aveva dato una buona prova di efficienza.

È vero che, per ottenere il fumo del colore desiderato, al momento di bruciare le schede scrutinate venivano aggiunte nella fornace paglia bagnata, per il fumo bianco, stracci imbevuti d’olio per quello nero. Nel 1978, quando venne annunciata l’elezione, tutti credettero che il fumo fosse nero, invece era bianco, anzi grigio fumo. Nel 2005 l’allora cerimoniere pontificio, monsignor Piero Marini, ebbe l’idea di aggiungere al fuoco delle schede alcuni additivi chimici, ma il risultato anche quella vota non fu esaltante.

Dal conclave del 2013 le schede continuano ad essere bruciate nella ormai ultracentenari stufa di ghisa mentre il segnale viene dato da una seconda stufa che stufa non è. È una pompa con compressore del tutto simile a quella che, sui mezzi corazzati e le navi, serve a creare una cortina fumogena per nascondere il mezzo al nemico, ciò che vi mettono dentro (non le schede) sono guerreschi candelotti fumogeni che il compressore spinge vorticosamente verso il camino, così come è stato possibile constatare, senza che nessuno cadesse in errore, a questo giro.

Poi, con il gusto che lo ha sempre contraddistinto, sempre l’arcivescovo Marini ha fatto fondere le due urne che raccolgono le schede dei porporati: sono in argento e hanno la forma del “fiscus”, il canestro dove gli antichi romani depositavano istanze e denunce alle autorità. Fino al 2005, i voti venivano depositati dentro un enorme calice dorato da 10 litri. Oggi è nel museo della sacrestia insieme al martelletto d’avorio e oro -con il quale si batteva sulla fronte del Papa defunto per accertarne la morte- e il bastone d’oro, foderato di velluto rosso, che il Camerlengo reggeva in mano durante tutta la Sede Vacante. L’ultimo ad usarlo è stato il cardinale Bertone. E la cosa ha fatto ridere tutti e arrabbiare Bergoglio.

Luigi Bisignani, Il Tempo, 9 maggio 2025

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