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Che boiata la scusa con cui la Francia si tiene i terroristi

Ascolta il podcast di Nicola Porro: “Parigi si tiene i brigatisti. Che boiata la scusa sulle garanzie dei processi”

La Corte di Cassazione della Francia ha deciso di non rimandare in Italia i 10 terroristi che da più di 20 anni, anzi 30, sono a Parigi senza aver pagato i loro debiti con la giustizia italiana. La tesi e l’idea della vecchia dottrina Mitterrand, quella degli anni 80, è che in Italia si è condotta una guerra civile e la giustizia italiana ha utilizzato degli strumenti che non erano accettabili dal diritto internazionale,

Tutte boiate. La cosa vera è che la Francia è stata la patria dei terroristi italiani e la Gauche Caviar ha sempre apprezzato questi intellettuali che, come nel caso di Battisti, quando tornano in Italia e vengono assicurati alle patrie i galere, non fanno altro che confermare i crimini che loro avevano commesso.

Questa è una brutta storia, è una storia molto brutta perché riguarda l’Europa in cui uno pensa che ci sia un diritto penale comune sia nella gestione delle guarantigie per i presunti colpevoli, sia per i colpevoli così dichiarati da diversi Stati. Non è accettabile che uno Stato europeo consideri e continui a considerare la giustizia italiana qualcosa di serie B. Noi lo sappiamo che è una giustizia di serie B, ma forse proprio per quella incertezza dell’arena che è tipica del nostro ordinamento.

C’è una considerazione positiva da fare in tutto questo, c’è quella recente intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera il Ministro della Giustizia francese, Dupont, che ha detto senza mezzi termini che per quanto lo riguarda questi dieci signori sono degli assassini, il loro nome è terroristi, nulla di meno di quanto ha stabilito con varie sentenze l’Italia con le sue Corti.

Certo rimane l’amaro in bocca per una giustizia e per un periodo che si chiude con un’amnistia di fatto voluta da uno Stato straniero, in realtà in questo caso perpetrata negli anni e che rimane la più grande offesa per le tante vittime di quel periodo.

Ascolta il Podcast di Nicola Porro del 28 marzo 2023