Economia

Come nascondono la truffa del gas

gas bollette alte

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Sui giornali in questi giorni si legge che l’Autorità di regolazione per l’energia (Arera) con una segnalazione inviata venerdì scorso al Parlamento, mette in guardia contro quello che ci potrebbe attendere tra pochi mesi. “Se il prezzo del gas resta quello attuale, 200 euro e più a megawattora (più del doppio dei prezzi, già molto elevati, registrati nei mesi precedenti e dieci volte quelli medi degli ultimi cinque anni), a ottobre le bollette aumenteranno del 100%”.

Questo, senza menzionare che per la stragrande maggioranza delle aziende sono già mesi che devono pagare da 10 a 15 volte più dell’anno scorso il gas naturale. Perché il prezzo di riferimento nei contratti che fa Eni è quello del mercato dei derivati in Olanda, detto “TTF” (vedi sotto). Come stiamo provando a documentare, qui e in altre sedi, questa è una truffa gigantesca.

Perché in realtà la quantità di gas scambiata su questo mercato dei derivati è molto piccola. Il 90 per cento del gas non viene comprato su questo mercato, ma fornito da Gazprom, Algeria e Qatar a prezzi contrattati tempo fa. Sul “TTF” si scambiano circa 7mila MWH al giorno. Ogni contratto rappresenta 1 MWH e come si vede le quantità sono di meno di 7 mila contratti al giorno. Moltiplicati per 290 giorni di trading, sono circa 2 milioni di MWH.

Per fare un calcolo esatto bisogna sommare tutte le quantità scambiate ogni giorno negli ultimi 12 mesi. Per semplificare qui moltiplichiamo le quantità scambiate ieri per il numero di giorni di mercato. Lo si vede andando sul sito del “TTF” da dove abbiamo riprodotto i volumi scambiati per il contratto di riferimento di settembre. Anche aggiungendo i contratti per i 4 o 5 mesi successivi si arriva a 15 mila MWH al giorno scambiato. Moltiplicati per i giorni di mercato arriviamo al massimo a 5 milioni di MWH all’anno. In Europa si consumano circa 450 miliardi di metri cubi di gas l’anno. La Conversione in Mwh è di 3,400 metribi uguale 1 Mwh. Quindi si consumano circa 131 o 132 milioni di Mwh. Quindi sul TTF vengono scambiati 5 milioni di Mwh al massimo all’anno, su 130 o 132 milioni di Mwh.

Ma Arera scrive che i prezzi si calcolano sul “TTF”, anche se rappresenta solo un 3 o 4 per cento dei volumi di gas consumati in Europa e quindi anche in Italia. (Non facciamo il calcolo anche per l’Italia, ma il prezzo del gas del TTF è un prezzo europeo, per cui ha senso paragonare il volume scambiato al TTF con il consumo europeo).

Stiamo quindi parlano dell’aumento di 15 volte del prezzo all’ingrosso (per le aziende) del gas e poi dell’elettricità (prodotta in larga parte con gas). I prezzi all’ingrosso sono quelli che pagano le aziende e sono quelli che sono esplosi dall’estate scorsa. Le famiglie hanno contratti per gas ed elettricità che in buona parte per ora le salvaguardano, ma come dice oggi Arera poi avranno un aumento del 100 per cento, Per le aziende sono aumenti del 1,000 per cento. Ma, come abbiamo mostrato, si indicizza tutto il gas e poi l’elettricità agli scambi di un piccolo mercato dei derivati.

L’opinione che alcune società che rivendono il gas russo stiano facendo extra profitti eccezionali è molto comune sul mercato finanziario. Non è un’idea bizzarra, è confermata di recente dalla trimestrale di Eni che aumentato di 7 volte l’utile netto. Il grosso del business di Eni è il petrolio che è aumentato da circa 70-80 a circa 113 dollari stando alla trimestrale. La produzione è leggermente calata. Come ha fatto ad aumentare da 1 a 7 miliardi gli utili di soli tre mesi? Rivendendo il gas russo a 10 volte tanto alle aziende italiane.

Questo non lo leggi sui giornali italiani ma su Bloomberg. L’esperto di energia di Bloomberg, ad esempio, Javier Blas, scriveva: “È interessante come ci siano delle utilities Europee (che rivendono il gas da Gazprom) che approfittino della guerra”.

E anche “ci sono delle utilities che stanno “facendo una strage” (making a killing”) nella situazione attuale”

Il meccanismo del prezzo all’ingrosso dell’energia è tale per cui le utility europee segnano il prezzo orario di vendita dei loro Mw all’ingrosso sulla base di un’asta marginale, in cui il prezzo per tutti è quello in pratica della quantità ultima scambiata per chiudere l’asta. È del tutto possibile che la centrale o società elettrica marginale nell’Ue stia attualmente pagando livelli di prezzo simili a “TTF” per i loro MegaWatt marginali. Ma questo è il motivo per cui altri rivenditori di energia, che godono dei prezzi più bassi incorporati nei contratti che regolano gli attuali afflussi dalla Russia, potrebbero fare quello che Bloomberg indica come “making a killing”, cioè un mucchio di soldi a spese dei clienti (aziende). L’espressione inglese include “kill” (uccidere) appunto perché avviene a spese di qualcuno. In sostanza significa che alcuni pagano il prezzo massimo che si forma al mercato “TTF” di Rotterdam dove arriva il gas liquefatto dagli Usa e altri invece pagano un prezzo più basso del gas che arriva per gasdotto da Gazprom.

La situazione di domanda e offerta conta, ma ci sono anche le posizioni speculative con derivati che determinano le oscillazioni dei prezzi sul mercato Nymex in Usa e anche da qualche anno su quello del “TTF” in Europa. Questi sono mercati dei derivati, futures e opzioni e swaps per cui le oscillazioni anche mese per mese sono dovute alla pura e semplice speculazione a sua volta dovuta alla liquidità sui mercati. È ingenuo assumente che ogni volta che il prezzo fa un nuovo massimo o minimo del mese sia cambiata la situazione fondamentale di domanda e offerta. Le quantità prodotte e consumate hanno variazioni minime e i prezzi esplodono del 300 per cento in Usa e del 1,500 per cento in Europa. Su questo tema si può scrivere molto di più, sto solo facendo esempi, ma ignorare il ruolo enorme della speculazione con derivati sui mercati non è corretto.

Ma in Europa (non in Usa), ora con il gas naturale e poi l’elettricità, in più c’è un meccanismo per cui si “indicizzano” le forniture di gas ad un mercato dei derivati si cui transita una quantità molto piccola del gas consumato (come abbiamo mostrato sopra). Il motivo per cui il gas naturale ha movimenti ora di 5 o 10 volte quelli del petrolio è che il mercato del gas è quello del gas liquefatto che arriva per nave che in realtà è molto limitato e quindi più soggetto a speculazione, mentre quello del petrolio è in effetti un mercato vero e proprio.

L’opinione però che abbiamo espresso in forma divulgativa per il pubblico di un giornale è condivida come abbiamo accennato sopra anche dai commentatori di Bloomberg e da Ceo di società che consumano molta energia, ad esempio nelle piastrelle o cemento o acciaio. E cioè che, quando il prezzo all’ingrosso aumenta di dieci volte, ma quello che fa pagare Gazprom invece aumenta molto ma molto meno, qualcosa non quadra. E simultaneamente vedi Eni che aumenta di 7 volte i profitti. Ci sembra quindi utile che si sollevi questa domanda che nessuno ha il coraggio di porre: l’Eni quanto lo paga il gas? Non quello scambiato sul mercato “TTF” (che è una quota minima) ma tutto il resto?

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