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Conflitto di interessi, tutte le bugie di Conte

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Ieri abbiamo pubblicato un estratto da Quarta Repubblica che mostrava tutte le lacune della versione fornita da Giuseppe Conte sull’ultimo caso di conflitto d’interessi che gli viene rimproverato, secondo la quale egli avrebbe accettato l’incarico di redigere il parere sull’operazione Retelit per la società Fiber 4.0 quando ancora non immaginava di essere designato Presidente del Consiglio.

Ma non è il primo caso di conflitto d’interessi che gli viene attribuito, né è la prima volta che il premier s’involve nelle sue risposte. Ricordiamo anzitutto la famosa querelle sul fatto che fosse o meno socio in affari del professor Guido Alpa, suo mentore universitario. Nel curriculum scritto da lui stesso si legge che ”dal 2002 ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare”.

Ma, interpellato quand’era alla guida del governo gialloverde, dichiarò di non aver mai avuto una società con Alpa, nonostante circolasse una foto che riportava una targa in Piazza Benedetto Cairoli 6, a Roma, sede dello Studio Legale Alpa, con i nomi di Guido Alpa e Giuseppe Conte in bella vista. Ad aggravare il tutto, l’urgenza di un decreto, quello per salvare la Banca Carige, votato in tutta fretta nel gennaio 2019 con un Consiglio dei ministri lampo, durato appena 10 minuti, e la coincidenza per cui fino al 2013 il professor Alpa fosse consigliere d’amministrazione proprio di Carige.

C’è poi il caso del concorso universitario che Conte avrebbe dovuto sostenere per diventare professore di Diritto provato a La Sapienza di Roma. Una volta divenuto presidente del Consiglio, Conte aveva dichiarato: “Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda”. In realtà poi si scoprì che il premier aveva semplicemente chiesto lo spostamento dell’esame d’inglese, necessario per la valutazione finale, a causa di “impegni istituzionali”. Seguirono polemiche, finché arrivò la decisione definitiva: “Rinuncio alla cattedra per sensibilità personale”, anche se non c’è “nessun conflitto d’interessi”. Sarà, ma allora perché tutti questi distinguo e cambi di versione?

Spostandosi sul piano prettamente politico, è difficile non vedere un conflitto, d’interessi o perlomeno di agende programmatiche, nella disinvoltura con cui Giuseppe Conte nel giro di poche ore è passato da premier del governo con la Lega a premier del governo col Pd, traghettando molti dossier critici nel nuovo esecutivo o capovolgendone totalmente altri.

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