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“Conte ha la faccia come il c**o”. E Sallusti scatena un putiferio

A Di Martedì lo scontro tra il direttore di Libero e Roberto Speranza. In studio anche Alessandro Di Battista

Conte: Speranza e Sallusti a Di Martedì

È stata una puntata di Di Martedì decisamente infuocata. Il protagonista è stato sicuramente Alessandro Sallusti, direttore di Libero, nel cui mirino sono finiti prima Roberto Speranza e poi Giuseppe Conte.

Il primo scontro nasce sull’aumento delle accise della benzina, o meglio sul mancato sconto che il governo Meloni non ha voluto rinnovare. “L’ultima volta che un governo ha aumentato le accise – dice Sallusti – era il governo Renzi” in cui l’ex ministro della Salute era capogruppo alla Camera per il Pd. “Le ricordo che quando Renzi era segretario di quel partito io sono uscito”, ribatte Speranza, “e che nell’ultimo governo le abbiamo ridotte le accise”.

Ma a scaldare lo studio, e soprattutto i social che in queste ore si scagliano contro il direttore, è un altro intervento di Sallusti. Questa volta diretto contro il leader del Movimento Cinque Stelle che di Speranza è stato anche il premier. “Più che da Floris sembra di essere da Crozza – dice il direttore di Libero – Se non fossimo in prima serata direi che Conte ha la faccia come il culo. Lui parla di incoerenza? Uno che ha attraversato le alleanza politiche più disparate, destra o sinistra pur di governare. Uno che in campagna elettorale diceva No Tap e No Tav, e poi ci sono state entrambe. Uno che ha aumentato le spese militari insieme a Speranza e adesso ha votato contro l’invio di armi all’Ucraina. Uno che ha fatto dei disastri inenarrabili sul covid insieme all’ex ministro, lasciandoci senza mascherine e con una campagna vaccinale approssimativa, viene a parlare di incoerenza? Beh, insomma: siamo da Crozza”.

L’intervento del direttore ha smosso i social network, creando un mezzo putiferio. C’è chi si schiera dalla parte di Sallusti e chi, invece, prende le difese di Conte. A giudicare dagli applausi in studio, però, i cambi di casacca dell’ex premier, passato dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso, non sono certo passati inosservati. E, in fondo, le ultime elezioni lo hanno ampiamente certificato.

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