Pillole Ricossiane

Cosa diceva Sergio Ricossa di Silvio Berlusconi

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

Silvio Berlusconi e Sergio Ricossa

Nel suo diario del 1994 (raccolto poi nel libro “Come si manda in rovina un paese – Rizzoli 1995), Sergio Ricossa annota alcuni appunti sulla novità politica costituita dalla vittoria di Silvio Berlusconi e aggiunge considerazioni di una preveggenza che, in alcuni casi, sono da brividi. Ne riportiamo qualcuna come ricordo di Berlusconi, in questi giorni di cordoglio e di riflessione.

<<Votazioni con la nuova legge elettorale. Il governo Ciampi lascia il posto al governo Berlusconi, dopo l’inopinata vittoria del “polo della libertà” (Berlusconi, Bossi, Fini). In poche settimane il Cavaliere ha organizzato Forza Italia, un partito ‘leggero’, ma dotato di tutto, compreso l’inno ufficiale>>.

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Forse per la prima volta in un programma politico si intravedeva qualche accenno a politiche economiche di ispirazione liberista, e le reazioni non si fecero attendere: <<Incute terrore agli industriali il “liberismo” di Berlusconi. Carlo Callieri, vicepresidente della Confindustria e direttore centrale Fiat, si è scagliato contro “il liberismo degli imbecilli”, che se non è quello di Berlusconi è quello del suo ministro degli Esteri Antonio Martino. Costui è “pericoloso” perché amico di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia. Gli antiliberisti scovano un altro premio Nobel, Franco Modigliani, perché insulti Martino e implicitamente Friedman>>.

Un governo liberista in Italia è chiedere troppo: <<Mi guardo bene dal pretendere un governo Berlusconi liberista. Mi basterebbe un governo che durasse e fosse amico dei consumatori. Ma come si fa ad esserlo, se questo governo ha ereditato dai precedenti due milioni di miliardi (ndr di lire) di debito pubblico? […] Due milioni di miliardi, forse di più. Una sentenza della Corte costituzionale scopre, non senza un pizzico di perfidia, un nuovo debito per le pensioni, che era nascosto ed è in scadenza. Per il governo, è più probabile saltare in aria che sminare il terreno>>.

Una vittoria inaspettata, ostilità diffusa in molti ambienti, terreni minati ovunque. <<Antonio Martino: “A Ciampi c’erano meno critiche perché l’ambiente degli economisti era dalla parte del governo. Ora (verso Berlusconi) è ostile. Gli economisti italiani non hanno cuor di leone”. Mario Monti:” Vero […] Mi dispiaceva davvero criticare l’opera di un governo composto da economisti autorevoli e presieduto da chi aveva retto per anni la Banca d’Italia”. Monti criticò dispiaciuto per dovere; altri economisti, convinti di appartenere essi pure alla corporazione degli oracoli di Delfi, plaudirono compiaciuti>>.

Di corporazione in corporazione: <<Mi turba quanto Mario Patrono dichiara nel Consiglio superiore della magistratura: una parte importante dei giudici chiuderà la “botola” di Tangentopoli non appena la DC (ora il Ppi) e il Psi siano di certo dentro, “in fondo al pozzo”, e il Pds di certo fuori. Mi turba perché ho letto Pinocchio, e lì ho imparato che la legge non è uguale per tutti. Ma Patrono sbaglia: si mira a chiudere la botola soltanto dopo che anche Berlusconi sarà in fondo al pozzo>>.

Ed infine, last but not least, il povero consumatore, che siccome vuole divertirsi e consumare in santa pace, non piace ai presunti amici del popolo: <<Berlusconi, più di chiunque altro, è l’uomo simbolo del consumismo. Perciò è odiato dagli anticonsumisti. Perciò piace al popolo, che è consumista per sano istinto. La televisione ha giovato a Berlusconi non perché vi ha fatto i suoi comizi, ma perché la televisione commerciale propone un modo di vista che piace alla maggioranza popolare. La Rai, in quanto si preoccupa dell’audience, cioè di piacere al popolo, fa propaganda al modo di vita consumistico e, in fondo, a Berlusconi>>.

Intuire, con trent’anni di anticipo, molti elementi di una storia unica che stava iniziando.

Fabrizio Bonali, 15 giugno 2023

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