Chiesa

BISISTINA

Cosa ha funzionato (e cosa no) ai funerali di Francesco

Segreteria di Stato promossa con lode, rimandata invece la comunicazione per assenza di personale

Funerali Papa Francesco ©MassimoSestini/PoliziadiStato

Per i grandiosi funerali la Segreteria di Stato, anche se espropriata di mezzi e liquidità, ha superato se stessa e ha brillato come nei migliori tempi di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Organizzazione impeccabile, protocollo diplomatico rigoroso gestito dal giovane monsignore argentino Javier Domingo Fernández (persona di rara gentilezza ed intelligenza) hanno trasformato i funerali di Papa Francesco nell’evento politico dell’anno, pur mantenendo un carattere religioso inoppugnabile: bella la liturgia cara a Paolo VI, belli i canti di una Cappella Sistina non più obbligata a cantare canzoncine devote e vecchie, grande discrezione nel facilitare dialoghi difficili tra statisti diffidenti e mal disposti.

La segreteria di Stato, che tutti davano per dissestata, almeno a Roma è viva e lotta per la Chiesa. Non è sempre così nella Santa Sede. Dal giorno della morte fino al giorno dei funerali, il mai puntuale “bollettino ordinario” della sala stampa vaticana nell’annunciare gli eventi del giorno, funerale compreso, dopo l’ora, l’eventuale trasmissione video oppure in streaming, l’accesso della stampa, alla domanda “presenza del Papa” ha risposto sempre “no”. Per riassumere, è stato come dire, per quatto giorni: il Papa è defunto ma agli eventi con il morto non ci viene.

Cose normali per un Dicastero per la comunicazione che non trova personale per aiutare una sala stampa al lumicino, sottorganico, affogata in 4000 richieste di accredito da parte dei media di tutto il mondo e che, lavorando fino allo sfinimento, è riuscita ad evadere solo 2700 richieste, confermando nel mondo mediatico di ogni Paese la certezza che il sistema comunicativo della Santa Sede sia una brutta pagnotta a base di pere cotte. Cosa peraltro vera, ma non buona e giusta.

Luigi Bisignani per Il Tempo 27 aprile 2025

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