Governo

Allarme gas russo

Cosa nasconde il terrorismo mediatico sul gas russo - Seconda parte

Il sospetto è che la guerra ucraina serva da pretesto per far lievitare i costi energetici

Il danno delle sanzioni

L’ultima è quella delle sanzioni alla Russia. Queste, di suo, non farebbero gran che danno alla Russia, perché c’è mezzo mondo felice di acquistarne il gas, il petrolio e il carbone, a cominciare dai cinesi e dagli indiani. In proposito, Draghi ha detto l’ultima delle sue, ma se avesse taciuto ci avrebbe fatto una più bella figura. L’avete già sentita: «Cosa vogliamo, la pace o l’aria condizionata?». Detta così è, nella tragedia, esilarante: mi rammenta un carattere di “Quelli della Notte” di Renzo Arbore. Ma appare soprattutto bugiardella: decidere di non acquistare gas dalla Russia potrebbe non dover comportare alcun problema, perché potremmo benissimo acquistarlo dalla Turchia. Questa, non ha imitato il genio europeo di sanzionare la Russia, che in Turchia, attraverso il gasdotto Bluestream, già immette gas. Parte del quale, alla bisogna, verrebbe da noi, appunto, “dalla Turchia” acquistato.

Perché, allora, questo terrorismo mediatico sul gas? Il sospetto è perché questa guerra serve da pretesto per una cosa decisa da tempo: far lievitare i costi energetici, per finanziare le tecnologie farlocche i cui proponenti, assieme a chi ci vende gas, petrolio e carbone, si stanno arricchendo alle spalle degli utenti, gli unici che piangono la crisi. Insomma, sembra che noi in Italia abbiamo due problemi primari: uno si chiama Mario Draghi e l’altro si chiama Draghi Mario. Una specie di Robin Hood all’incontrario.

Franco Battaglia, 14 aprile 2022

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