Cronaca

Da Fedez alla Lucarelli, tutto il peggio della gogna social

Il caso di Giovanna Pedretti è solo l’ultimo di una lunga serie

Fedez e Selvaggia Lucarelli

Con il progressivo  aumento della popolarità dei social network si è moltiplicato il fenomeno dei giustizieri della rete. Il riferimento è agli specialisti della gogna, pronti a tutto pur di stigmatizzare una persona per un determinato comportamento. Un unico obiettivo: scatenare una shitstorm – tempesta di guano in italiano – ossia una pioggia di minacce e insulti. Spesso i protagonisti sono semplici utenti che si nascondono dietro a nomi falsi e foto fake, ma non mancano gli episodi con in prima linea volti di spicco del mondo dello spettacolo e della politica.

I due esempi più recenti risalgono a poche ore fa. Il primo chiama in causa Fedez, ma questa volta la moglie Chiara Ferragni non c’entra niente. Il rapper durante la puntata di “Muschio Selvaggio” di ieri ha mostrato la foto di un presunto hater che aveva insultato lui e il figlio: “Questa è la tua faccia da ca.., quando avrai i cogl… di mettere anche nome e cognome, potrai identificarti come uomo”, il suo j’accuse. La rabbia per le ignobili offese ricevute è comprensibile, ma non fino a sfociare in gogna. Fedez ha infatti mostrato alla telecamera la foto del presunto odiatore, ma è incappato in un errore di persone: il volto mostrato è quello di un altro utente Twitter, Wazza. Solo dopo qualche ora è stato oscurato il pezzo della puntata incriminato. Risultato? Il povero Wazza raggiunto da insulti e minacce, in più la paura di uscire di casa per possibili vendette da parte dei seguaci del rapper.

Il secondo caso riguarda Selvaggia Lucarelli e il fidanzatino Lorenzo Biagiarelli, cuoco e aspirante influencer. Alla ricerca di un po’ di visibilità sui social, quest’ultimo ha scatenato una vera e propria tempesta mediatica nei confronti di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria “Le Vignole” di Sant’Angelo Lodigiano che domenica si è tolta la vita. Credutosi un investigatore, o forse un inquirente, ha fatto le pulci alla donna diventata virale in rete per la replica decisa a una recensione omofoba e contro i disabili. Post sui social destinati a migliaia di persone, l’appoggio della fidanzata giudice di “Ballando con le stelle” e in più una telefonata di sei minuti per metterla alle strette. Facile immaginare le ripercussioni: profili social della cinquantanovenne inondati di accuse e insulti. Fino al tragico estremo gesto. Una vergogna.

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Ma sono tanti i casi più o meno recenti – purtroppo non è necessario tornare al famoso caso di Enzo Tortora –  il più delle volte chiama in causa personaggi di sinistra o comunque vicini a quel mondo. Sia chiaro, non mancano i casi di gogna a destra, basti pensare alle campagne di qualche solone su Bibbiano, al caso dello psicoterapeuta Claudio Foti travolto dalla melma e poi assolto da tutte le accuse.  Ma fa specie che i protagonisti di shitstorm spesso siano personaggi che vogliono passare per buoni e candidi. Caso di scuola: 2016, Laura Boldrini scatenò una tempesta nei confronti di una sessantenne. Quest’ultima, a causa di alcuni problemi personali, utilizzò parole forti nei confronti dell’ex presidente della Camera, che ebbe la brillante idea di rendere noto il nome della donna per difendere le “quote rosa che abbandonano Facebook a causa delle violenze verbali”. L’unica ripercussione fu la valanga di ingiurie nei confronti della donna. Parliamo della stessa Boldrini che un giorno sì e un giorno no puntava il dito contro Salvini per le stesse motivazioni.

In diverse occasioni la gogna riguarda i politici, anche in questo caso sia di destra che di sinistra. Emblematico il caso dell’ex sindaco di Lodi Uggetti, accusato di turbativa d’asta e assolto da ogni accusa dopo anni infernali. Come non pensare al caso di Luca Morisi, autore e regista della presenza social del già citato Matteo Salvini e finito nella bufera per aver trascorso una notte in compagnia di un paio di giovani escort a base di sostanze stupefacenti. Un vero e proprio plotone di esecuzione, a partire dalla maratona di La7, ma anche le chat spiattellate in prima pagina e le decine di interviste realizzate agli uomini a pagamento. Ricordiamo a tal proposito le dichiarazioni dell’epoca della Lucarelli: “Quella contro Morisi non è una gogna, è una conseguenza”. Si commentano da sole, soprattutto oggi.

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Rimanendo a pochi mesi fa, il caso Vannacci rientra assolutamente tra i casi di gogna, con il generale travolto da insulti e improperi di ogni tipo per aver espresso liberamente il suo credo in un libro autoprodotto. Oppure come dimenticare il linciaggio subito dal governatore lombardo Attilio Fontana per l’ormai famoso caso camici: il leghista era indagato con il cognato e altri per frode in pubbliche forniture. La sinistra in coro a chiedere le dimissioni, insulti e accuse di ogni tipo. Lo stesso copione di sempre. Ma purtroppo la gogna non colpisce solo chi è strutturato di fronte a certe criticità…

Massimo Balsamo, 16 gennaio 2024

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